Chiusura campi rom: verità o bluff?
Che fine faranno i campi rom della Capitale? È questa la domanda da sei milioni di euro (a tanto ammontano le spese del Campidoglio per la gestione dei campi) alla quale la Giunta Raggi è chiamata a dare una risposta. Prima dell’attuale amministrazione capitolina, anche Ignazio Marino aveva annunciato l’intenzione di voler chiudere i campi nomadi, senza però dare corso al proposito e successivamente il Commissario Francesco Paolo Tronca aveva bandito il 19 dicembre 2015 una gara d’appalto da 6,1 milioni di euro per la manutenzione di sei campi rom di Castel Romano, di Via Lombroso, Via Salone, Via Candoni, La Barbuta e Via dei Gordiani.
Questa gara però è stata bloccata il 20 dicembre 2016 dall’assessore al sociale Laura Baldassarre perché quell’appalto era finito a novembre nel mirino dell’Autorità nazionale anticorruzione per presunte irregolarità. Nel frattempo, la Giunta Raggi ha dovuto congelare anche un altro bando di gara da un milione e mezzo di euro per la creazione di una nuova area – da individuarsi nel territorio del XV Municipio e denominato Camping River – che avrebbe dovuto accogliere circa 120 famiglie nomadi.
La giunta capitolina sembra però seriamente intenzionata a porre mano al problema dei campi rom: per prima cosa è stata nominata una consulente, Monica Rossi, esperta di tematiche relative ai rom; in secondo luogo il 16 dicembre 2016 è stato istituito il “Tavolo cittadino per l’inclusione delle popolazioni Rom”, un organismo il cui compito sarà quello di individuare entro il 31 gennaio 2017 le modalità con le quali arrivare allo sgombero dei campi rom della Capitale anche secondo quanto previsto nella Comunicazione n.173 del 4 aprile 201 della Commissione Europea recante il quadro dell’UE per le strategie nazionali di integrazione dei Rom fino al 2020.
Entro il 31 gennaio, il Tavolo dovrà elaborare un “piano di programmazione e progettazione di interventi di breve e lungo periodo per la graduale chiusura dei centri di raccolta e dei campi Rom presenti a Roma.
Intanto è scoppiata la polemica perché la possibilità che i nomadi possano essere spostati nelle case comunali fa discutere. Valerio Garipoli, capogruppo di FdI nel Municipio XI, ha dichiarato: “La delibera parla chiaramente di chiusura dei campi nomadi ma anche di inclusione economica e sociale della comunità rom, rendendo permanente la loro presenza attraverso interventi integrati nell’ambito di politiche di inclusione sociale. Tutto questo è assurdo. La soluzione di garantire istruzione, salute, lavoro e abitazione non porta alcun rispetto per i cittadini italiani. I campi nomadi vanno chiusi e chi non è in grado di stare sul nostro territorio deve esser riaccompagnato nel suo paese d’origine o al massimo sostare in aree apposite e in un arco temporale circoscritto di massimo 6 mesi. Soltanto chi ha garanzie anagrafiche, economiche, nessun carico pendente ed almeno un percorso/ciclo di studi allora potrà inserirsi come nucleo familiare nelle liste di edilizia residenziale pubblica di Roma Capitale rispettando però la graduatoria già in essere e le tante famiglie in attesa da decenni”.
Fonte: il Messaggero
Di Benedetta Carulli