Dieselgate: FCA accusata di violare gli standard sulle emissioni
Fiat Chrysler ha ceduto il 18,8% dallo scorso giovedì 12 gennaio, nel clima di incertezza che si è creato sulla scia delle accuse dell’agenzia ambientale Usa (Epa) di avere violato il “clean air act”, installando un software in grado di consentire maggiori emissioni in 104.000 veicoli diesel venduti sul mercato USA, ipotizzando una multa pari a circa 4,6 miliardi di dollari. Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat Chrysler, ha prontamente risposto: “Non c’è nulla in comune tra il caso Volkswagen e quello Fca”. Secondo quanto riportato dalla stessa casa automobilistica infatti, i sistemi di controllo delle emissioni rispettano le normative vigenti.
Ma il caso non si è fermato al solo mercato statunitense: Berlino alimenta il fuoco dell’indagine apertasi oltre oceano ponendo i riflettori sulle fiat 500X. La voce è proprio quella del ministro dei trasporti tedesco Alexander Dobrindt, il quale afferma che le autorità italiane sapevano già da tempo che Fca utilizzava dispositivi di spegnimento illegali, sottolineando che la stessa casa produttrice si è “rifiutata di chiarire”. Per il ministro tedesco la Commissione Europea “deve conseguentemente garantire il richiamo” di alcuni modelli. Secca è stata la risposta del ministro dei Trasporti Graziano Delrio: “La richiesta di Berlino è totalmente irricevibile”.
Stando inoltre a quanto affermato dallo stesso Delrio, questa lettura fatta dalla Germania va a ledere le regole vigenti di responsabilità che ogni Nazione ha verso le proprie case produttrici.
Venendo agli aspetti tecnici del titolo, gli analisti di Icbpi (Istituto Centrale delle Banche Popolari) sottolineano anche loro le profonde differenze con il caso Volkswagen anche se al momento è complesso prevedere come si concluderà tale vicenda, in quanto l’immediata reazione difensiva da parte dell’azienda lascia aperte le porte per un nulla di fatto. Anche nel caso di condanna a una multa pari a 4,6 miliardi di dollari, “l’impatto sul valore del titolo sarebbe pari a circa 2,84 euro per azione”. Il titolo ha già perso 1,9 euro per azione, vale a dire circa 2/3 del rischio potenziale.
“Allo stato dei fatti l’azione ha già scontato (perso) più del dovuto”, mantenendo quindi un’impostazione positiva sull’andamento del titolo.
Di Marco Feniello