L’Euro: dalla fiscalità comune alla vera unione bancaria
Come tutti gli anni a metà gennaio si tiene il World Economic Forum, ed è proprio lì da Davos in Svizzera che Pier Paolo Padoan afferma: “I problemi nascono a Bruxelles e talvolta a Francoforte”. Continuando così avverte si darà ragione ai populismi. Il ministro dell’Economia attacca Unione europea e Bce. “Dobbiamo completamente rovesciare le politiche perché ora si stanno dando i giusti argomenti per convincere che il populismo ha ragione”, ha aggiunto il ministro. Su queste parole molti economisti sono concordi nel dire che bisogna cambiare radicalmente alcune istituzioni che sostengono la moneta comune altrimenti si dovrà trovare un percorso di separazione consensuale.
Vedere l’Italia fuori dall’euro sarebbe una possibilità che però potrebbe portare forti tensioni così come accaduto per il caso della Grecia. Il modo migliore sarebbe che fosse la Germania ad uscire dall’alto ma non la si può costringere. L’alternativa che viene spesso presa in considerazione nel mondo economico, sarebbe quella di dare vita ad un sistema in cui esista una fiscalità comune che vada ad aiutare i Paesi nei momenti di crisi e una vera unione bancaria che oggi è assolutamente incompleta.
Luigi Zingales, noto economista e professore alla Chicago Booth University afferma: “Come capita per i matrimoni che non funzionano, bisogna ammettere la verità: o si cerca di salvarlo o si arriva al divorzio consensuale, non c’è nulla di peggio di una coppia infelice. L’Italia è in una situazione molto grave: abbiamo buttato via tre anni di grandi opportunità perché c’erano tassi di interesse molto bassi, il petrolio costava pochissimo, l’economia mondiale era in crescita. Oggi ci troviamo con un debito più alto di tre anni fa e una percentuale di crescita che bisogna apprezzare solo con il bilancino del farmacista. Oltre tutto la prospettiva è destinata a peggiorare, con il prezzo del greggio in risalita e i prodromi di una recessione dell’economia globale”. In sostanza se oggi a stento si sopravvive, “figuriamoci dopo” continua il prof. Zingales. Il problema del deficit e del debito italiani è un problema serio. Non si può continuare a indebitarsi perché prima o poi il mercato si renderà conto che l’Italia non è in grado di pagare interessi così elevati e le regole europee lo ricordano in maniera puntuale. In sostanza secondo Zingales il problema maggiore riguarda altre scelte che dovevano essere fatte. “La colpa della Germania non è di imporci questo limite ma di non volere un’Unione bancaria completa e una forma di redistribuzione fiscale come un sussidio per la disoccupazione”.
Sicuramente l’Italia ha sottovalutato la gravità della crisi bancaria degli ultimi 14-15 mesi. Se sia stata colpa solo nostra o anche della Germania è difficile da stabilire. La verità è che ci si trova di fronte ad un risultato negativo del quale forse non ci si rende ancora conto pienamente.
Di Marco Feniello