Il contrario della paura
13 novembre 2015.
È stata questa una data importante che ha segnato la vita di numerose persone e gli stati d’animo di tutti quanti noi.
È stata questa la data che ha visto, ancora una volta, ormai dal 2001, inneggiare la paura che ci tiene incollati quasi paralizzati nelle scelte, nei movimenti, nei consumi, nell’amore.
È stata questa la data che ha dato l’input, inaspettatamente, al Procuratore Nazionale Antimafia a scrivere un libro.
Franco Roberti, Procuratore Nazionale Antimafia, ha fatto di quella ennesima brutta data da ricordare sul calendario con il colore nero del lutto, un momento di riflessione pubblica, trasferendo per l’appunto in un libro le proprie riflessioni.
“Il contrario della paura” questo il nome del suo libro presentato il 9 febbraio nella gremitissima sala della Corte di Assise del Tribunale di Cassino, traboccante di personalità del mondo laico ed ecclesiastico, contenente anche un piccolo gruppo di detenuti della Casa Circondariale di Cassino, che ha chiesto e ottenuto di partecipare all’evento.
Un libro, dunque, in risposta all’ultimo drammatico evento che si viveva in quei giorni.
Spiega Roberti che l’idea del libro gli è venuta quando meno se l’aspettava: “Erano passati pochi giorni dagli attentati terroristici di Parigi del 13 novembre 2015, quando ricevetti la telefonata di un vecchio amico: Franco, dovrei partire con la mia famiglia per una vacanza. Che dici? Annullo tutto? Dobbiamo avere paura?”.
È stato dopo quella conversazione che ha deciso di scrivere questo libro. La preoccupazione del suo amico era la stessa, di tutti gli italiani, almeno quelli coscienti del periodo storico, che, di fronte alla barbarie terrorista o alla forza di intimidazione della criminalità organizzata, sempre più spesso rispondono con la paura, che a sua volta subisce delle trasformazioni, si perché la paura si può trasformare in razzismo, xenofobia, se non addirittura in collaborazione, magari involontaria, con i mafiosi.
Un libro è diventato, quindi, una necessità per spiegare che è necessario non avere paura: anzi continuare a uscire, viaggiare, frequentare cinema e concerti significa lottare contro i terroristi, il cui unico obiettivo è privarci delle nostre libertà.
Un libro che raccoglie momenti di riflessione alle sfide alla corruzione, al traffico di droga, alle catene che la criminalità organizzata tenta quotidianamente di proporre alle proprie vittime ma non solo.
Il contrario della paura è la verità, dice Franco Roberti, è questa la vera sfida, la verità è l’unica che può salvarci dalla paura poiché solo se si conosce si può agire. Solo se non ci si barrica dietro le proprie paure si può affrontare il mondo e il momento storico ove siamo tutti collocati. L’invito quindi è quello di evitare di soffrire della cd sindrome di Grimilde e affrontare con coraggio le proprie paure.
Ma la ricetta che il Procuratore Antimafia offre in queste 174 pagine del suo libro edito da Mondadori è ma ricca di ingredienti che uniti, amalgamati bene tra loro, offrono una soluzione alla portata di tutti.
Per curare la paura è indispensabile tornare ad essere protagonisti.
Tutti noi dovremmo esserlo.
Riprenderci in mano il controllo delle nostre vite significa essere attori nel territorio in cui viviamo, significa denunciare chi chiede il pizzo, le imprese che soffocano la libera concorrenza, i mafiosi che truccano gare d’appalto e concorsi pubblici e per fare ciò, però, è indispensabile creare una relazione positiva con lo Stato.
Fidarsi dello Stato è l’ulteriore passaggio mentale a cui dovremmo far riferimento e questo perché, solo fidandosi dello Stato che è in grado di garantire sicurezza e protezione, ci si può liberare dalle catene con cui la criminalità tenta di imprigionare, ogni giorno, le nostre vite.
Perché è la verità è il contrario della paura, e non il coraggio?
La verità è un tema difficile da spiegare oggi, poiché la realtà di oggi, spiega Roberti; è data dai sistemi informatici (mediosfera) e ciò complica irrimediabilmente le relazioni umane che ci portano talvolta nel mondo virtuale ed effimero che sistematicamente potrebbe sprofondare nel mondo della menzogna. Da ciò la terribile relazione tra verità e menzogna senza ravvedere alcuna differenza. Ed è proprio la menzogna, continua il Procuratore Nazionale Antimafia ad essere lo strumento per eccellenza delle bufale, delle false notizie. La menzogna, insomma, è uno strumento oggi che non consente alla verità di stabilire la fiducia.
La verità, poi, è legata alla memoria, strumento quest’ultimo che consente di combattere il potere criminale cioè sia le organizzazioni mafiose sia il terrorismo, in tutte le sue forme e con le varie sfaccettature.
Dunque la memoria è sempre molto importante poiché consente di selezionare la verità dalla menzogna, poiché la criminalità e il terrorismo lavorano sulle menzogne.
E pensare che Roberti prima di aver vinto anche il concorso per entrare nella polizia, voleva fare il giornalista per raccontare storie vere. Invece poi ha scelto il lavoro più bello del mondo: il magistrato.
E non ha mai avuto paura.
Di Donatella Carriera