La villa di Caracalla di Alberto Sordi diventerà un museo, ma i parenti non si arrendono
Non sempre è detto che le celebrità abbiano una vita migliore della nostra. Forse dal punto di vista materiale, certo, ma non da quello umano. Anzi, spesso e volentieri si creano conflitti tra la volontà dei cosiddetti divi e quella dei parenti, o presunti tali, nel momento dell’apertura del testamento dei primi, come nel caso di Alberto Sordi. Una vicenda lunga e triste, iniziata nel 2003, quando, a seguito della sua morte, è stata svelata la sua volontà di lasciare la sua famosa villa romana presso le Terme di Caracalla alla sua omonima Fondazione, in modo da farci al suo interno un museo.
Tuttavia, circa quaranta sedicenti eredi, molti dei quali privi di qualsiasi documentazione, avevano richiesto il sequestro del bene immobile, ritenendo invalido il lascito di Aurelia, sorella dell’attore e custode del suo patrimonio, poiché essa, a loro detta, al momento della redazione del documento sarebbe stata incapace d’intendere e di volere. Una vicenda che segue quella apertasi nel 2014, anno della sua morte, quando Arturo Artadi, storico autista e factotum di casa Sordi, era stato accusato assieme ad altri dieci uomini di aver raggirato la donna, approfittando della sua mancanza di lucidità nei suoi ultimi giorni di vita per tentare di accaparrarsi l’ingente patrimonio della famiglia.
Le speranze dei presunti eredi hanno subito un durissimo colpo il 21 febbraio scorso, quando il giudice civile Luigi D’Alessandro ha respinto il ricorso d’urgenza da loro avanzato, destinando quindi il famoso edificio alla Fondazione Alberto Sordi, che ha già pronto un bando, di prossima scadenza, per l’assegnazione del progetto di realizzazione di un museo al suo interno, i cui lavori dovrebbero iniziare a maggio.
Tuttavia, almeno secondo quanto dice l’avvocato Andrea Maria Azzaro, legale d’Igor Righetti, parente di Sordi, la questione non sarebbe finita: “Essendo emersi nel corso del giudizio sul sequestro una serie di condotte della Fondazione che ad avviso dei parenti sono censurabili e giustificavano la nomina di un custode, essi si riservano di interpellare i soggetti con cui la Fondazione ha rapporti per avvertirli della opportunità di evitare atti dispositivi del patrimonio e, in particolare, della Villa. Infatti, la causa di merito è in corso e il giudice ha disposto la perizia sulla incapacità di intendere e volere della Sordi quando ha fatto il testamento, accogliendo al richiesta in tal senso della difesa dei parenti”.
Insomma, nel caso venisse accertata la mancanza di lucidità di Aurelia al momento della redazione del testamento il tribunale potrebbe disporre l’annullamento dello stesso, e quindi la conseguente assegnazione dei beni ai vari eredi. Che, afferma sempre Azzaro, potranno comunque disporre allo stesso modo dell’apertura di un museo all’interno della Villa.
Di Simone Pacifici