Atac e Questura uniti contro la criminalità sui mezzi pubblici
La Roma che tutti vorremmo dovrebbe essere una città sostanzialmente pacifica, pur nella sua caoticità in quanto capitale di uno degli Stati più importanti d’Europa, dove la violenza e la criminalità sono controllate nella miglior maniera possibile. E purtroppo ciò è solo un pallido sogno: la Roma reale è vittima essa stessa in primis dell’inciviltà dei suoi abitanti, che rende la vita difficile alla gente onesta. Molto spesso vediamo veri e propri atti criminali perpetrati a persone e cose per le questioni più futili, come i vari episodi di vandalismo di cui sono vittime i mezzi pubblici a opera soprattutto di giovani teppisti, oppure l’aggressione subita a fine dicembre da un autista Atac sul bus 314 in via Prenestina da parte di un esagitato. Il motivo? Non lo aveva fatto scendere davanti al suo bar preferito.
Si arriva perfino a conflitti con armi da fuoco, come i colpi fatti sparare sul treno della linea Termini-Centocelle il 16 febbraio scorso, o quelli che il 5 marzo a Fidene hanno danneggiato il parabrezza anteriore dell’autobus 336.
Aumento di violenza, dunque, che ha indotto Atac e Questura a stringere un accordo siglato dall’amministratore unico dell’azienda capitolina Manuel Fantasia e dal neoquestore Guido Marino.
Esso, della durata di due anni, rinnovabile con verifiche ogni quattro mesi, prevede non solo un’attività di supporto agli addetti alla sicurezza nei mezzi pubblici, con la possibilità di utilizzare armi di difesa personale come spray urticante contro eventuali aggressori, oltre all’affiancamento a loro di agenti di Polizia. Il tutto correlato da corsi di formazione dedicati al personale Atac e a una politica da parte degli addetti alle risorse umane verso il sostegno psicologico dei dipendenti, sottoposti continuamente a forti dosi di stress per i motivi detti sopra e per quelli legati alla natura stessa del loro lavoro.
Un progetto condivisibile, che può rappresentare un ottimo punto d’inizio per un risanamento totale del trasporto pubblico. Sempre, ovviamente, che le promesse e i decreti si trasformino in fatti.
Di Simone Pacifici