Michele Gerace: “Costituzionalmente: ripartiamo tutti uniti e compatti”
L’iniziativa “Costituzionalmente, il coraggio di pensare con la propria testa” negli ultimi anni ha rappresentato un punto fondamentale di discussione politica e sociale in questo periodo storico delicato, dove ci sono sempre meno certezze, grazie alla presenza di giovani provenienti da scuole e università. L’attuale generazione è il punto di partenza della rivoluzione sociale e culturale proposta da questa serie di eventi, della quale l’avvocato Michele Gerace è ideatore, e proprio lui ci ha concesso un’intervista in vista dell’incontro del 12 aprile nell’Aula Magna della Sapienza, il primo di questa “stagione”.
D: Su che cosa verterà il programma di quest’anno di Costituzionalmente? Quali punti chiave saranno affrontati nella serie d’incontri programmati nei prossimi mesi?
R: Partiamo da un presupposto: Costituzionalmente è un’iniziativa libera sia sulla collocazione temporale e il numero degli eventi, sia sulla discussione coi relatori e coi giovani presenti in aula, in modo da rendere il discorso in termini reali, fuori dal linguaggio accademico e semplicistico televisivo, per rendere evidente a tutti la distanza che esiste tra il mondo com’è e come dovrebbe essere, l’Italia che siamo e l’Italia che potremmo essere se ogni principio costituzionale fosse attuato pienamente. L’obiettivo, quindi, è quello di dare fiducia ai giovani, in loro stessi e nelle proprie capacità, e la consapevolezza del dover accrescere le proprie competenze di ogni tipo per essere più liberi e più forti.
D: Al Bar Europa dello scorso dicembre voi e i membri della Gioventù Federalista Europea avete parlato della possibile nascita di un “populismo” di stampo europeista come mezzo per combattere quelli autoritari e protezionistici in forte ascesa e per riavvicinarsi al popolo. Anche il progetto Costituzionalmente si pone su questa lunghezza d’onda?
R: Assolutamente sì, il Bar Europa è frequentato da Costituzionalmente, i Giovani Federalisti e altre organizzazioni, come Tor Più Belli, forestieri di Corcolle e Hubbers, che sostengono questo programma. Questo europeismo sarà possibile se persone singole e organizzazioni riescono a dare corpo e voce ad sentimento di rinascita che non è solo politica interna e europea, ma di vera e propria rinascita e riaffermazione dei valori che appartengono alla nostra storia e alla nostra cultura, che con troppa facilità sono stati messi da parte e che quindi hanno lasciato ciascuno di noi senza nessun riferimento ideale.
A ciò è conseguito un impoverimento culturale e una dilagante ignoranza, le condizioni, assieme all’attuale crisi economica, che hanno reso possibile l’ascesa dei populismi, perché solo un’affermazione forte di una comune identità europea può generare una vera idea di comunità alla base di una vera unione continentale politica.
D: A tal proposito, in che modo a vostro dire le istituzioni dovrebbero ritrovare il contatto con la popolazione, soprattutto quella giovanile, ormai perduto? Quali sono secondo voi le iniziative e le manovre necessarie a ricucire questo strappo, che si sta facendo via via sempre più grande?
R: Le istituzioni hanno dimostrato negli ultimi vent’anni di aver fallito la propria missione, cioè quella di rendere i Paesi migliori di quello che sono. Come si fa a trovare il contatto con la popolazione è una ricerca che lasciamo ai sociologi e agli antropologi.
Costituzionalmente con tutte le persone che vi partecipano ogni anno è la prova che ciascuno di noi ha bisogno di poter credere in qualcosa, e di potersi migliorare guardando a chi può essere migliore di noi, e quindi d’esempio. Oggi la società, pure con tutte le difficoltà visibili al pubblico, è capace di organizzarsi ed essere migliore delle istituzioni.
Senza dire grandi parole sulla riforme, che lasciamo sempre agli studiosi e agli esperti, per noi basterebbe ripartire da pochi punti, mettendo al centro i giovani, e facilitando i loro rapporti intergenerazionali con i più anziani e i più piccoli. Tenendo a mente che in questo momento, particolarmente, soprattutto in relazione a loro, quattro settori chiave: l’istruzione; l’agricoltura; i mestieri; l’innovazione.
Di Simone Pacifici