Figli di genitori nonni: parla l’avvocato della coppia di Monferrato
Cosa sarà di una bambina di circa sette anni strappata dalle cure e dall’affetto dei genitori naturali qualche mese dopo la nascita e assegnata ad una comunità e ad affidi provvisori fino al 2015 per poi aver trovato una famiglia che l’ha adottata?
Il caso Gabriella Carsano e Luigi Deambrosis, genitori-nonni, oggi rispettivamente 63 e 75 anni che ha fatto scalpore a Monferrato nel 2010 è un caso tutt’altro che concluso, nonostante che lo scorso 12 marzo i giudici del secondo grado abbiano nuovamente decretato che la bambina è adottabile vietando di fatto ai genitori naturali la possibilità di riabbracciarla e riaverla a casa con loro. Un caso seguito da molti media italiani che tuttavia non ha messo in evidenza una questione di fondo su cui tutta la vicenda civile si è basata, e che oggi, ne vogliamo parlare con l’avvocato penalista romano Elisabetta Manoni, che all’epoca dei fatti ha seguito la vicenda unitamente all’avvocato Bartolomeo Giordano.
D. Avvocato Manoni, su che cosa sono state fondate le accuse verso i coniugi Deambrosis cioè verso i genitori-nonni?
R. Il dramma di questa coppia di genitori nasce da un presunto abbandono di minore attenzionato dai servizi sociali e che ha fatto scaturire una denuncia penale.
D. Come nacquero queste accuse?
R. Il papà della bambina aveva fatto rientro a casa dopo aver accompagnato e lasciato la moglie presso un medico che le somministrava delle cure per le gambe postume delle fatiche del parto. Il signor Deambrosis aveva parcheggiato l’automobile nella quale si trovava anche la piccola, ed era corso in casa a riscaldare il biberon. La macchina posta nel vialetto di casa era facilmente controllabile dal signor Deambrosis, il quale così come riferì sempre agli inquirenti non l’aveva mai persa di vista. Solo che, fatalità, due persone che passarono da quelle parti notarono che la bambina era in macchina, nel proprio dispositivo di sicurezza, da sola e piangeva. Il giorno successivo la bambina fu portata via dalla casa dei genitori dai servizi sociali.
D. Sono bastati, quindi, pochi secondi per “condannare” una coppia di genitori?
R. Sicuramente è una vicenda che ha dell’incredibile visto che si è sviluppata su un binario di ordine penale e un altro di ordine civile. Una vicenda a doppia velocità, dove la poca velocità o semplicemente la lentezza della giustizia penale, ha concesso a quella civile un vantaggio che tuttavia non può essere visto in forma astratta. Nel processo civile, ove si discuteva dell’adottabilità della piccola, non si sarebbe potuto prescindere dall’esito del giudizio penale. Esito che però, è stato tardivo. Mentre dunque, la Corte d’Appello confermava la sentenza di primo grado sull’adottabilità della bambina dei coniugi, il GIP doveva ancora pronunciarsi sulla richiesta di archiviazione del PM.
D. Quindi, avvocato Manoni, lei mi sta dicendo che le accuse poste ai coniugi, a valle delle indagini, erano state ritenute dal PM irrilevanti?
R. Il reato di abbandono prevede una consapevolezza e un dolo che nella fattispecie non sono stati mai rilevati dal PM. Ciononostante, la chiusura del fascicolo presso la Procura di Casale Monferrato ha subìto dei ritardi che hanno offerto un vantaggio competitivo al tribunale civile e quindi alla adottabilità della bambina. La vicenda non ha mai assunto il rango di reato, dunque nella fattispecie il presupposto oggettivo che avrebbe fatto nascere l’adottabilità della bambina, è stato ritenuto infondato.
D. Lei da donna e non da avvocato come giudica questa incredibile vicenda?
R. Ritengo che la genitorialità debba essere assolutamente tutelata a prescindere dall’età anagrafica e dal sesso e questo anche in virtù al progredire della scienza che chiaramente, nella specifica vicenda risulta esattamente inapplicata. Oggi i figli si fanno con la consapevolezza di volerli. Oggi si diventa genitori, per l’appunto anche grazie alla scienza e all’innovazione, senza limiti di età e di sesso. E allora, anche qui interviene un ulteriore problema di discriminazione nei confronti della donna, alla quale sarebbe comunque preclusa la genitorialità oltre una certa età, definibile “fertile” mentre, per l’uomo, non ci sarebbe questo problema. Io credo che in un mondo evoluto sia necessario che il sistema legislativo, quello giudiziario e quello della Chiesa siano in linea con la Scienza.
In conclusione, nel ringraziare l’avvocato Elisabetta Manoni per l’intervista che ci ha concesso, è possibile affermare che la scienza e la genitorialità, ancora oggi, hanno manifestazioni diverse ovvero radicate in epoche diverse. I passi in avanti che la Scienza fa possono essere più che vanificati da situazioni più che assimilabili a concetti medioevali.
Di Donatella Carriera