Trattati di Roma: si va avanti con auspici e ritmi diversi
Roma, 27 marzo 2017: nel marasma delle incertezze che hanno colpito le istituzioni europee, i 27 si sono riuniti per celebrare gli accordi di Roma: “Agiremo congiuntamente, con ritmi e intensità diverse se necessario, ma sempre procedendo nella stessa direzione”. Questa è la dichiarazione con cui i capi di governo hanno siglato il sessantesimo anniversario dei Trattati di Roma. “Oggi l’Unione Europea sceglie di ripartire e ha un orizzonte di dieci anni, per farlo dobbiamo garantire crescita, investimenti, difesa comune, politiche migratorie comuni, è necessario puntare sulla cooperazione rafforzata, ove possibile” è ciò che ha affermato il Premier Paolo Gentiloni. Se andiamo ad analizzare meglio il contenuto dell’incontro quello che emerge è sempre l’idea di un Europa a due velocità o a geometria variabile, visione però non del tutto supportata dalla Polonia: “Quando c’era la cortina di ferro, vi era una Europa a due velocità, ma noi vogliamo una alleanza di nazioni libere e perseguire l’obiettivo dell’unità, non delle due velocità. L’Europa dovrà essere unita, o non sarà affatto”, ha affermato il polacco Donald Tusk, presidente del Consiglio Europeo. Nella dichiarazione venuta fuori dall’incontri si legge anche: “Una Europa sociale, che favorisca il progresso economico e sociale”, “una Europa più forte sulla scena mondiale, pronta ad assumersi maggiori responsabilità, impegnata a rafforzare la propria sicurezza e difesa comuni, anche in cooperazione e coordinamento con la Nato” che “promuova un commercio libero ed equo e una politica climatica globale positiva”.
Poco dopo, ricevendo i 27 al Quirinale, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella definirà la dichiarazione “impegnativa” e auspicherà un percorso che faccia compiere all’Unione “quel salto di qualità di cui tutti oggi avvertiamo estremo bisogno perché senza la prospettiva di passi in avanti crescenti rischiamo una paralisi fatale”. “Oggi inizia una fase costituente”, e il presidente della Commissione Juncker ha promesso un rinnovato impegno. In sostanza non si legge nulla di nuovo rispetto ai discorsi fatti negli ultimi mesi, si tratta di un insieme di auspici che in un contesto di forte instabilità politica, con le elezioni francesi alle porte e la Brexit, non fanno presagire vigore di intervento e decisione nella visione, ma denotano ancora una fragilità dovuta all’incapacità di avere una convergenza di interessi più concreti per favorire passi verso l’integrazione.
Di Marco Feniello