La Grande Guerra. L’Italia e il Levante. L’esposizione all’Archivio Centrale Dello Stato

Ad attendere il visitatore, appena varcata la soglia d’ingresso del palazzo, vi è il primo vagone di un lungo treno. Un lungo treno scuro, fatto di ferro e terracotta, nei cui vagoni siedono passeggeri, di ferro anche loro, che ci ricordano le immagini di una qualche guerra o esplorazione. Vi sono, tra le altre figure, guanti (o mani?), persone sdraiate (dormono forse?), cappelli da esploratore. Ciò che ci si chiede è se questo treno onirico stia aspettando noi per poter partire, o se sia già in viaggio. Un lungo viaggio che, accompagnandoci lungo tutte le sale dell’Archivio, passa attraverso località del Levante e anni di storia, di nostra storia, forse fin troppo sconosciute. Il treno percorre cartine geografiche dell’Impero Ottomano, sosta davanti ad alcune fotografie di popolazioni armene, più avanti ci sono i curdi, poi i greci. Il viaggio si dirama tra documenti, ‘ultimatum’, scritti satirici, corre lungo antichi giochi da tavola e ci fa osservare dipinti e altre opere artistiche dei primi anni del futurismo novecentesco.
Le poltrone degli scompartimenti di questo treno, opera del maestro Mimmo Paladino, sembrano esser state asportate e trasferite più avanti, una di fronte all’altra, a creare un’enorme cartina geografica. Unica cartina geografica della mostra a non presentare divisioni, confini politici. Le sedie e la loro rispettiva colorazione formano un Mar Mediterraneo che bagna territori, seppur tutti diversi, capaci di vivere solo in armonia tra di loro.
Queste sedie sono le protagoniste de ‘Mar Mediterraneo – Sedie Love Difference’, installazione nata dalla collaborazione tra Michelangelo Pistoletto e Juan Esteban Sandoval. “Ogni sedia”, ci spiega Pistoletto, “è dipinta per metà di blu e per metà di verde, metà mare e metà terra. Ogni sedia è diversa ma tutte, e solo tutte insieme, possono creare i confini del Mar Mediterraneo. Solo se unite tutte, e tutte insieme, riescono a creare una figura, ad assumere un significato. Se queste fossero separate, non avrebbero alcun senso”.
Primo intento della mostra è quello di far luce su un aspetto non troppo conosciuto della Prima Guerra Mondiale e sugli eventi intorno a essa. Si vuole educare il visitatore riguardo importanti sezioni di storia che sempre troppo poco o in maniera troppo limitata si trovano trattate nei libri di scuola.
Secondo scopo, come ci è stato dichiarato dai due artisti Paladino e Pistoletto, presenti all’inaugurazione dell’esposizione, vuole essere quello, attraverso il treno, le sedie, attraverso l’arte contemporanea, di creare un ossimorico connubio tra passato ed estremo presente. “Le nuove generazioni che usciranno dall’Archivio, devono sentirsi arricchite dagli insegnamenti di due delle migliori maestre che ci siano al mondo: la storia e l’arte, dopo aver visitato un solo spazio espositivo”.
Eugenio Lo Sardo, ideatore e direttore dell’esposizione, si augura proprio un afflusso di scuole e studenti alla visita dell’Archivio e sulle note delle parole dei due artisti, spera in una rinascita dell’arte contemporanea a Roma ed in Italia, territori troppo addormentati nei ricordi degli illustri antenati e quasi incapaci di creare una nuova forma d’arte.
L’esposizione, inaugurata il 6 aprile, resterà aperta al pubblico fino al 6 luglio. Sarà visitabile dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 18.00. Il sabato dalle 10.00 alle 14.00. L’ingresso è sempre gratuito.
Diamo il nostro consiglio nel visitare la mostra e spingiamo chi si appresterà a intraprendere questo sorprendente viaggio, a munirsi dell’ottica che permea le sale dell’Archivio Centrale dello Stato:
È stato dal Nostro Mare che sulle terre antistanti sono approdate, nascendo e diffondendosi, le culture. È però solo colpa della bramosia umana se da queste culture sono poi sfociate le guerre.

Di Gabriele Pattumelli

Redazione

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