Lo scandalo delle ‘sospensioni multiple’ al “Real Bodies”. L’intervista al ragazzo svenuto a causa del macabro show
Ormai tutti hanno sentito parlare di “Real Bodies”.
Questo il nome della famosa mostra di anatomia dove ad essere esposte sono opere che derivano direttamente dal nostro corpo, sculture che sono fatte proprio di noi, noi proprio in carne ed ossa. L’esposizione, che ha aperto i battenti in svariate parti di Italia, e anche con notevole successo, espone oltre 350 organi e corpi conservati con la tecnica della plastinazione. A Roma ha aperto l’8 aprile con una piccola novità che ha provocato scandalo e di cui si è letto su tutte le testate principali di Italia. Oltre 13 sono stati i malori che hanno colto i visitatori nei soli due primi giorni dall’apertura. Perché? Lo spazio espositivo a Roma aveva inaugurato una nuova sezione dedicata alla pelle e alla sua forza. Per dimostrare la forza del nostro corpo si fece uso di ganci metallici, conficcati nello strato più esterno dell’epidermide. Fino a qui tutto bene. Tutto bene se si pensa che le pelli agganciate al soffitto erano di corpi morti, come gli altri esposti accanto. Non più molto bene se i soggetti delle cosiddette “sospensioni multiple” erano persone vere, vive, che parlavano con gli spettatori mentre si trovavano appese al soffitto, con solo dei ganci sotto la loro pelle.
Basta cercare su internet per trovare alcune foto di questa macabra sezione. Vi invitiamo a farlo prima di proseguire con la lettura.
Ora, osservate le foto, pensate sia stata un’esagerazione? Pensate che i 13 malori siano stati solo “un’esagerazione giornalistica”, come accusata da molti?
Per far più luce su queste domande e su tutta la vicenda in generale, abbiamo intervistato il primo ragazzo vittima di queste mancanze. Quel ragazzo 16enne che, svenendo, ha riportato una piccola ferita alla testa. Quel ragazzo di cui tutti hanno parlato.
Si chiama Carmine, nato nel 2000, ama l’atletica leggera e in quella nefasta giornata si trovava in visita con la scuola, non consapevole di ciò che avrebbe visto.
Di seguito l’intervista.
D: Da poco è uscita la notizia su molti giornali di persone che hanno avuto malori in seguito alla visita alla mostra. Tu sei stato il primo di questa lunga e macabra serie. Vuoi spiegarci meglio cosa è successo quel giorno?
R: Dato che frequento un liceo sportivo e la mostra sarebbe stata un’utile strumento di studio, con la classe abbiamo deciso di visitarla. Quasi al termine dello spazio espositivo abbiamo trovato davanti ai nostri occhi un uomo vivo sospeso in aria grazie a dei ganci di ferro conficcati sotto la sua pelle. Ganci di ferro che poi erano collegati attraverso delle corde al soffitto. Già all’inizio ero rimasto scosso da questa visione, come altri dei miei compagni. Non resistendo oltre, dopo cinque minuti e numerosi giramenti di testa, sono svenuto, cadendo per terra e battendo la mia testa su uno spigolo di vetro.
D: Voi avete visitato l’esposizione nel giorno stesso della sua apertura, sui suoi contenuti, di certo, non potevate sapere niente. Come pensavi sarebbe stata?
R: Mi aspettavo semplicemente una spiegazione generale sui sistemi del corpo umano. Non credevo di certo che sarebbe stata cosi “dettagliata”
D: I manichini, i corpi, gli organi possono, secondo te, provocare fastidio?
R: No, questi, personalmente, non mi hanno recato nessun fastidio. L’unico fastidio, ripeto, è nato dalla vista di quelle persone sospese.
D: Il vero fastidio lo si accorge più tardi. Vi erano avvertimenti o avete ricevuto avvertenze riguardo immagini forti o, in generale, a proposito dell’esistenza di questa particolare sezione espositiva?
R: Inizialmente non ci era stato detto nulla. Solo cinque minuti prima dello “show” delle sospensioni, già all’interno dello spazio espositivo, i curatori della mostra ci hanno avvisato. Essendo io, come i miei compagni, curiosi e non aspettandoci di certo ciò a cui avremmo realmente assistito, non abbiamo rinunciato all’esposizione. Dopo cinque minuti ne ho pagato le conseguenze.
D: Ci hai detto che alcuni performer, durante la loro esibizione, parlavano con voi.
R: Uno dei performer ha cominciato a chiederci se avessimo domande da porgli. Ci ha illustrato come sentisse poco fastidio e nessun dolore durante la sospensione. Più tardi ha cominciato a fare pubblicità alla sua attività, invitando gli osservatori a provare le sospensioni sottocutanee durante dei corsi pomeridiani. Ecco, questo mi ha provocato non poco fastidio.
D: Poi sei svenuto, cosa è successo quando ti sei ripreso? I curatori dell’esposizione si sono interessati a darti assistenza?
R: Dopo essermi ripreso ho cercato di non pensare più a ciò che avevo visto. Intorno a me, i miei compagni erano doppiamente sbalorditi. Sia per le sospensioni che per quello che mi avevano provocato. A soccorrermi sono giunti degli infermieri, anche cercando di parlarmi d’altro, per farmi dimenticare ciò che mi era successo.
D: Un’ultima domanda. A mente fredda, adesso, cosa ne pensi dell’esposizione? È stata un’esagerazione? O si sarebbe dovuta gestire in altro modo?
R: Nel complesso l’esposizione è molto interessante. L’ultima sezione è, invece, molto esagerata. È vero che il fine era quello di dimostrare la forza della nostra pelle, ma avrebbero dovuto specificare meglio, o almeno darci precauzioni, sulle possibili immagini forti che, di lì a poco, sarebbero state poste sotto i nostri occhi.
Di Gabriele Pattumelli