Roma, continua l’emergenza rifiuti
Sono bastati i due ponti del 25 Aprile e del 1 Maggio per far cadere Roma in una situazione d’allarme. In realtà la città non si trova in buone condizioni già da tempo, a cominciare dal fatto che sono state avviate le procedure per la raccolta differenziata con diversi anni di ritardo, sia rispetto alle capitali europee che ad altre città italiane. Inoltre i centri per gestire i rifiuti indifferenziati (molto più complicati da amministrare) sono stati storicamente controllati da Manlio Cerroni, un imprenditore da anni al centro di accuse e indagini per la gestione giudicata controversa dei suoi impianti. A questi problemi si aggiunge il fatto che AMA, l’azienda che si occupa dei rifiuti in città, ha avuto diversi guai finanziari e qualche anno fa ha rischiato il fallimento. Secondo AMA, Roma produce circa 2.900 tonnellate di rifiuti indifferenziati al giorno e attualmente ci sono circa 9 mila tonnellate di indifferenziata ancora da lavorare, che impedirebbero il normale funzionamento degli ingranaggi di smaltimento. In parole povere, i camion non possono ritirare i sacchetti dai cassonetti perché non c’è spazio libero per poterli depositare e smaltire.
La situazione igienica sanitaria è grave e fin ora sembra molto lontana una soluzione, mentre emerge molto chiaramente che comune e regione stanno litigando pubblicamente su chi attribuire la responsabilità. Un esempio molto chiaro è quello di Virginia Raggi che qualche giorno fa, ospite a “Porta a Porta” ha accusato il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti di non avere messo a disposizione sufficienti risorse per gestire i rifiuti e di ostacolare le loro soluzioni.
Per il momento la realtà dei fatti è che Roma non è autosufficiente nel trattamento dei rifiuti (è autosufficiente solo per il 36% circa) per questo paga ogni giorno più di 60 mila euro per portare la spazzatura sia in altre parti d’Italia come la Lombardia o la Puglia, sia negli altri paesi europei, in particolare l’Austria. A Vienna è stato costruito un impianto di trattamento termico dei rifiuti rinnovato con una modifica per l’abbattimento dei vapori che produce una quantità di calore sufficiente a fornire calore per un anno a più di 60.000 famiglie nella città. La cosa più stravolgente è che per 1/3 questo inceneritore è alimentato da rifiuti romani.
Confido che nel giro di qualche anno si possa arrivare a una soluzione che quanto meno si avvicini ai risultati raggiunti dal vicino stato austriaco.
Di Morgana Ferrantini