365 giorni dopo: il bilancio del primo anno di governo di Virgina Raggi a Roma
La settimana scorsa ha marcato il primo anno di governo di Virginia Raggi come sindaco di Roma. Se per i primi cento giorni non si potevano fare bilanci perché “non bastava una mano di bianco” e per i primi sei mesi si chiedeva il tempo dato a tutti sindaci, oggi la sindaca e tutto il Movimento Cinque Stelle devono fare i conti con quanto fatto nei passati 365 giorni. Stando ai sondaggi, che durante la campagna elettorale l’hanno data sempre vincente, i romani non sono più dalla parte della sindaca. E i numeri non sono certo più clementi. Partiamo dalle ordinanze: su 227 atti ben 149 hanno a che fare con nomine, revoche o deleghe assegnate ad assessori e dirigenti. Stessa cosa è avvenuta in Giunta: su 258 delibere, 75 riguardano l’assunzione di personale esterno. La Raggi ha passato gran parte del tempo da sindaco a occuparsi di poltrone: la sua giunta ha messo a contratto 102 collaboratori esterni, dodici in più di quelli nominati da Ignazio Marino, quindici in più dell’era Alemanno. Per lei la scelta del personale è stata un’operazione particolarmente complessa. Nonostante i tentativi (quattro), alla macchina comunale del Campidoglio mancano ancora il capo di gabinetto e due assessori (Lavori pubblici e Servizi sociali). In un anno sono cambiati il vicesindaco, l’assessore all’Ambiente, quello all’Urbanistica, due volte il titolare del Bilancio. Solo all’Ama si sono avvicendati quattro amministratori delegati e due direttori generali. E non è finita qui: entro la fine dell’anno c’è da rinnovare il consiglio di amministrazione di tutte le società partecipate per le quali è stato introdotto l’obbligo dei tre componenti.
A proposito di Ama: sappiamo che lo smaltimento dei rifiuti a Roma costa quattro volte quello di Milano, perché Ama è in grado di trattarne appena il 20%; il resto lo paga ai privati per trasportare l’immondizia in giro per l’Europa. Fra promesse di “modelli spagnoli”, “chilometri zero”e “riutilizzo totale degli scarti” nell’ultimo anno la situazione è persino peggiorata. La percentuale di raccolta differenziata è scesa al 42%, un punto in meno di un anno fa e in controtendenza rispetto al +8% degli ultimi due anni. Nel frattempo l’unica decisione concreta è stata quella di affossare il progetto per il nuovo impianto di compostaggio a Rocca Cencia, inviso ai residenti. Da maggio a oggi ci sono stati tre strani incendi in altrettanti impianti di trattamento dei rifiuti: a Castelforte, Viterbo e Malagrotta. L’Ama sta tentando di aprirne uno nuovo a Ostia, ma a ottobre si vota nel Municipio e i vertici del M5S della zona sono contrari. Risultato: negli ultimi giorni nei quartieri a est della Capitale la situazione della raccolta è di nuovo al collasso.
Fra le promesse della Raggi c’era quella di rimettere a posto i conti disastrati della Capitale. In campagna elettorale ha insistito sulla rinegoziazione del debito in mano alle banche. Finora si è limitata a far votare al Consiglio comunale 143 delibere per il pagamento di debiti fuori bilancio su un totale di 179. Delibere votate quasi tutte a cavallo di Natale e che valgono circa cento milioni di euro: la Corte dei Conti ora indaga sospettando danni erariali.
Gli atti rilevanti votati finora in consiglio comunale sono solo due: il via libera preliminare allo stadio della Roma e l’adozione di un nuovo regolamento sugli ambulanti che aggira l’obbligo di gara previsto dalla direttiva Bolkenstein già ribattezzato “salva Tredicine” (dal nome della famiglia proprietaria di decine di camion e bancarelle). Su 179 delibere, due hanno riguardato l’urbanistica e i trasporti, una sola la cultura, una la scuola. Per non parlare delle strade. Il sindaco rivendica un piano buche e porta con sé le fotografie di alcuni tratti rifatti, ma nel frattempo per ovviare alla scarsa manutenzione, in tre arterie della città (Aurelia, Cristoforo Colombo e Salaria) è stato imposto il limite a trenta all’ora. Intendiamoci, governare una città come Roma non sarebbe facile per nessuno. A marzo la Raggi ha rimesso in strada 15 filobus nuovi fermi da tempo nei garage dell’Atac. Nel giro di 24 ore quattro mezzi erano già fuori uso per problemi tecnici. Mentre l’Atac conta più di trecento guasti al giorno ad altrettanti mezzi, l’assessore alla Mobilità Linda Meleo porta in giunta un piano per l’introduzione di sei nuove linee del tram, tre funivie e il prolungamento della linea B della metropolitana. Peccato che l’unica certezza sia il caos attorno al futuro della linea C, le cui ruspe fanno mostra di sé ai fori imperiali.
Si spiegano così i numeri impietosi dei sondaggi. A gennaio Ipr collocava la Raggi al penultimo posto tra i sindaci d’Italia. Index research, a maggio, ha chiesto ai romani se la situazione fosse migliorata o peggiorata. Trasporti e rifiuti sono peggiorati per oltre il 50% degli intervistati. Il miglioramento è intravisto da una percentuale bassissima di romani. E sabato, Repubblica ha pubblicato un sondaggio IZI, secondo il quale sette romani su dieci bocciano l’operato della sindaca.
Fonte: www.lastampa.it
Di Benedetta Carulli