Case al Velodromo, il piano di Eur Spa
In quello che oggi è un enorme prato dove crescono pochi arbusti e ortiche, cinquantasette anni fa Sante Gaiardoni e la coppia Bianchetto-Beghetto vincevano tre ori olimpici. Erano le Olimpiadi del 1960 e il Velodromo, sito all’incrocio tra via dei Primati Sportivi e viale dell’Oceano Pacifico all’Eur, era stato appena completato per ospitare i Giochi Olimpici. Le sue tribune avrebbero però visto spettatori ancora per poco; la zona su cui sorgeva fu infatti subito dichiarata instabile e lo Stadio fece in tempo ad ospitare i Mondiali di Ciclismo nel 1968 per poi chiudere definitivamente i battenti di lì a poco.
Da allora si sono susseguiti diversi progetti per riqualificare l’area, considerata “completamente recuperabile” da uno studio del Dipartimento di Architettura della Sapienza datato 2005. Eur Spa aveva però altri progetti per la zona; l’ex Velodromo avrebbe dovuto fare spazio ad un parco acquatico della stessa forma della vecchia pista di ciclismo.
Stavano quindi per terminare definitivamente i giorni del Velodromo. Alle 17:50 del 24 luglio 2008, dello stadio che aveva visto il record mondiale del belga Ferdinand Bracke rimaneva soltanto il ricordo. Dall’esplosione controllata che lo ha distrutto, la zona è rimasta vuota, dopo che nel 2014 il progetto della “Città dell’Acqua” è stato definitivamente abbandonato. Oggi, il progetto che Eur Spa ha sottoposto al Campidoglio prevede che una parte – il lato affacciato su via della Tecnica – veda la costruzione di due palazzi di sette piani (a cui va aggiunto un livello dedicato alle attività commerciali), mentre il settore dove sorgeva l’impianto sportivo, sarebbe destinato a tre case di cinque piani ciascuna, di cui due destinate all’edilizia sociale. Contrarie però alcune associazioni di quartiere che preferivano destinare la zona allo sport, come previsto dal progetto originario.
Tra un progetto e l’altro, la necessità rimane comunque quella di riqualificare l’area.
Di Gabriele Rizzi
