L’invasione verde: i pappagalli a Roma
C’è chi li teme e chi li apprezza, chi dice di conoscere la loro storia e chi ritiene sia avvolta nel mistero, chi sostiene che aumentino la biodiversità e chi afferma che la danneggino. Stiamo parlando dei pappagalli, ovvero dei volatili che si sono aggiunti ai piccioni, agli storni, ai corvi e ai gabbiani nel dominio del cielo sopra Roma. E se in un primo momento a parlarne erano solo esperti ornitologi, adesso che si possono trovare in tutta la città, i pappagalli sono diventati argomento di conversazione nei caffè e nei bar della Capitale. Partiamo dal loro arrivo: se il presidente del Bioparco, Federico Coccia sostiene che questa specie sia approdata a Roma in seguito al rilascio di un consistente sequestro effettuato all’aeroporto di Roma Fiumicino, altri ritengono che la loro presenza si debba far risalire ad una moda di qualche anno fa, quando nei cinema si poteva trovare “Paulie, il pappagallo che parlava troppo” e questa specie era molto “in”. Parafrasando i filosofi scolastici, potremmo dire che forse, “in medium stat veritas” e che la loro diffusione è dovuta all’insieme di questi fattori.
Ma quelli che stanno sperando di poter addestrare questi volatili per recapitare i propri messaggi, andranno incontro ad una delusione: in realtà, le due specie di parrocchetto presenti a Roma – quella “dal collare”, originaria dell’Asia Minore e quella detta “Monaco”, proveniente dal Sudamerica – non sono capaci di imitare le parole degli uomini. In compenso il loro verso è molto rumoroso e riconoscibilissimo, tant’è che molte volte è proprio questo ad annunciare la loro presenza. E venendo al “dove”, dobbiamo ricordare che una prima colonia fu avvistata nel Parco della Caffarella; da lì, i parrocchetti si spinsero nei parchi limitrofi, fino a colonizzare la maggior parte delle aree verdi.
E se alcuni ritengono che si siano adattati così bene a Roma per via del clima sempre più “tropicale”, in realtà i pappagalli si possono trovare anche in altre città europee, come Londra, Bruxelles e Barcellona. A spezzare una lancia in loro favore poi, ci pensa Isabella Pratesi, WWF Italia, la quale assicura che tale specie non entra in competizione con quelle autoctone, andando quindi a tutto vantaggio della biodiversità. Per gli appassionati di birdwatching, qualche ultimo dettaglio: i parrocchetti si cibano di nespole, di cui la città è piena, e possono essere avvistati in gruppo di 15-20 esemplari soprattutto al tramonto o all’alba.
Dai ritrovamenti archeologici ai pappagalli quindi, Roma non smette mai di stupire.
Di Gabriele Rizzi