Tra laghi rossi, Amazzoni e Latini: la Riserva naturale di Decima Malafede
Vi abbiamo lasciato con un gelato in mano sul Lungotevere, stanchi ma felici dopo una giornata al mare. Ma anche se non vogliamo essere catastrofici e annunciare l’imminente arrivo dell’inverno – copyright di Ned Stark, Game of Thrones – a Roma è tornata la pioggia e l’aria si è rinfrescata. Polifemo è stato infatti rimpiazzato da Poppea. E se i nomi dati rispettivamente all’anticiclone e al ciclone di queste settimane vi hanno rinfrescato la memoria sui classici, allora siete pronti per una passeggiata in un luogo misterioso alle porte di Roma. Non prima però di aver letto questo articolo. Quella che oggi è la Riserva Naturale di Decima Malafede è infatti un territorio abitato e percorso da millenni, nel quale storia e leggenda si fondono. Non poco distante da qui, vi sono stati ritrovamenti archeologici che ad alcuni hanno fatto pensare alle Amazzoni, le leggendarie guerriere a cavallo citate anche nell’Eneide attraverso la figura di Camilla.
Tuttavia, all’interno dell’area protetta, uno dei posti più incredibili e sconosciuti ai più – anche perché proprietà privata – è un luogo che alcuni sostengono sia stato d’ispirazione per l’autore dell’epopea latina poc’anzi citata, Virgilio. Collocato nei pressi della via Laurentina vi è infatti un lago che per caratteristiche, ricorda quello di Tovel, in Trentino. Questo specchio d’acqua era famoso per assumere – grazie ad una particolare specie di alga – una tonalità rossastra, la stessa che presenta il lago della provincia romana per motivi, però, diversi.
La zona nella quale si trova è, infatti, ricca di zolfo, sostanza responsabile della colorazione sanguigna dell’acqua, e per tale motivo denominata quindi “la Solfatara”. Inoltre, gli archeologi hanno qui identificato la mitica Albunea, ricordata nel Libro VII dell’Eneide; sarebbe questo il luogo, infatti, in cui un indovino avrebbe previsto, tra “miasmi mefitici” – chiaro riferimento all’odore acre dello zolfo – “nell’ombra” di un “bosco” tenebroso e in una “notte silenziosa” (traduzione di Marco Ramoun) l’arrivo nel Lazio del prode Enea. Del resto, Albunea deriverebbe il suo nome proprio dal colore bianco che assume, sempre a causa della presenza del non metallo, anche un altro laghetto, poco distante da quello precedentemente descritto. Lo stesso insediamento latino doveva essere all’interno della Selva Laurentina, la cui assidua frequentazione già in tempi antichi è testimoniata dalla scoperta di due cippi databili al IV-III secolo a.C. con dedica alle tre ninfe “Lar Aineas, Parca Maurtia Neuna e Neuna Fata”.
A completare la particolarità della zona, si aggiunge la presenza di grotte naturali colorate dalle esalazioni sulfuree. Non stupisce quindi che un così caratteristico possa essere stato tanto caro ai Latini e che Virgilio lo abbia inserito nella sua più importante opera.
State guardando fuori dalla finestra: con buona pace di Casa Stark, la stagione fredda può ancora attendere. E se quindi – almeno per quest’anno – avete già appeso le ciabatte al chiodo, perché non dedicarsi ad una passeggiata nella Riserva di Decima Malafede? Dall’Eur sono solo una decina di minuti in macchina. Gambe in spalla allora, una nuova avventura vi attende; naturalmente però, non scordatevi di portare nello zaino anche una buona edizione dell’Eneide.