I simboli di Roma: la Piramide Cestia
Incastonata nelle mura aureliane sulla via Ostiense, a lato del cimitero acattolico e di fronte all’omonima fermata della metro, si può ammirare la Piramide Cestia, uno dei simboli dell’antica Roma, nonché del sincretismo culturale che la stessa ebbe durante il primo periodo imperiale con il vicino Egitto.
Costruita con una base di calcestruzzo e un rivestimento di marmo di Carrara, che ha resistito alle intemperie e perfino alle armi da fuoco durante le innumerevoli guerre che hanno sconvolto l’Urbe nel corso dei millenni, la Piramide è divenuta uno dei monumenti più conosciuti della nostra città, tanto da essere addirittura inglobata nella cinta muraria difensiva, vista la sua resistenza (e per il rischio che essa potesse fungere d’accampamento nemico, se lasciata al di fuori del perimetro urbano). Si tratta di uno dei pochi edifici monumentali di questo genere a Roma, oltre alla cosiddetta Meta Romuli (secondo le fonti ancor più imponente della Cestia), abbattuta nel 1499 da papa Alessandro VI, ossia il famigerato Rodrigo Borgia, per far posto alla nuova via Alessandrina.
La tomba fu costruita per ordine del pretore Caio Cestio Epulone, il quale, rimasto affascinato dall’architettura egizia, si fece costruire verso il 12 a.C. questo sepolcro colossale con un’altezza di 36,40 metri e una base quadrata di circa 30 metri di lato.
Gli interni, tuttavia, avevano ben poco da spartire con gli omologhi sepolcri nord-africani, consistenti in quadri monocromi a fondo bianco divisi da candelabri, con 4 figure femminile alate rappresentanti la divinità romana Vittoria, che sarebbe stata poi ripresa nell’era cristiana come rappresentazione artistica degli angeli. L’urna cineraria del defunto è andata dispersa, così come il suo tesoro, mentre sono ben visibili i segni della profanazione dei vari visitatori che si sono susseguiti nei secoli.
Ciò non ha impedito a papa Alessandro VII di ordinare un restauro della piramide nel 1663 (al tempo semisepolta), attestato da un’incisione sulla stessa, posto al di sotto dell’iscrizione commemorativa di Caio Cestio.