Costituzionalmente: riflessioni generali sul mondo del lavoro
Il 25 gennaio scorso, nell’aula Magna Tarantelli dell’Università La Sapienza – Facoltà di Economia a Roma, si è svolto l’incontro/dibattito “Costituzionalmente” giunto alla sua ottava edizione, ideato dall’Avv. Michele Gerace e organizzato dall’OSECO (Osservatorio sulle Strategie Europee per la Crescita e l’Occupazione), dall’Associazione Cento Giovani, in partenariato con ANP Lazio (Associazione Nazionale Dirigenti e Alte Professionalità della Scuola), IAI (Istituto Affari Internazionali), Istituto Italiano per la Privacy, Bar Europa, British Council, Impact Hub Roma, EuCA, Fondazione Mondo Digitale, Tor Più Bella, Gioventù Federalista Europea, l’Ordine degli Avvocati di Roma, ECCOM (Idee per la cultura), Culture Action Europe. Media partner Rai Cultura.
Il progetto “Costituzionalmente” ha come obiettivo principale quello di avvicinare i giovani studenti, sia delle scuole superiori sia gli universitari, allo studio e all’approfondimento della Costituzione italiana stimolandoli ad alcune riflessioni sui suoi fondamenti e sui suoi valori; il tutto riagganciandolo a temi di assoluta attualità, alle problematiche sociali, professionali e del mondo del lavoro. Gli incontri di Costituzionalmente sono particolarmente avvincenti in quanto non sono solo momenti di approfondimento ma sono dei veri e propri dibattiti interattivi tra relatori e convenuti che si svolgono con interventi, domande e risposte che dimostrano la vicinanza del mondo accademico a quello dei giovani. Questo rapporto va oltre il mero insegnamento o superamento dell’esame: è una vera e propria “complicità” docente/discente sullo sviluppo e sull’educazione (ex-ducere: tirar fuori) di questi ultimi. Il docente dovrebbe letteralmente “tirar fuori” il talento dei propri studenti ed indirizzarli verso le proprie aspirazioni.
Particolarmente interessante è stato lo sviluppo della mattinata a cui ho potuto assistere dove si sono suddivisi interventi di illustri relatori come la Prof.ssa Paola Ferrari, docente di Diritto del Lavoro presso l’Università La Sapienza, Antonio Iannuzzi, Professore Associato di Istituzioni di Diritto pubblico dell’Università Roma Tre, il Prof. Uranio Mazzanti, chimico e responsabile dell’organismo di ricerca CRF e il Dott. Andrea Colafranceschi, cofondatore dell’Associazione Tor Più Bella; il tutto moderato sotto la sapiente guida dell’Avv. Michele Gerace, ideatore del progetto.
Durante la prima parte dell’incontro si è discusso soprattutto del mondo del lavoro e dei principi costituzionali cardine che ci detta la nostra Carta.
La prof.ssa Ferrari ha introdotto l’argomento facendo riferimento all’art. 1 della Costituzione che recita al primo comma: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”.
Il dibattito si è subito acceso e si è notato un clima di pessimismo da parte dei giovani che facevano notare la lontananza del primo comma della Costituzione da quella che è la realtà dei fatti: sembrerebbe che lo Stato non aiuti il mondo del lavoro e quindi la nostra Repubblica non sia fondata sul concetto di lavoro.
L’idea è stata rafforzata quando si è fatto riferimento al comma 2 dell’art. 3 della Costituzione che recita: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Sembrerebbe infatti che lo Stato remi dalla parte diametralmente opposta a questo concetto che i nostri padri costituenti volevano esprimere a suo tempo.
La disparità tra Stato e cittadini si riflette anche sul mondo del lavoro creando a sua volta disparità tra datori di lavoro e lavoratori.
Particolarmente interessante è stato anche l’intervento del prof. Iannuzzi, che ha fatto riflettere i convenuti circa i “nemici” della Costituzione riagganciando tutto al mondo del lavoro. Subito si sono infiammati gli animi quando è stata nominata la globalizzazione come uno dei nemici della Costituzione e del lavoro.
A mio avviso purtroppo manca tra i giovani la cultura sulla globalizzazione e sulle sue diverse facce. È vero che la globalizzazione ha portato il progresso tecnologico, il libero scambio di merci ed il concetto di villaggio globale.
Il prof. Iannuzzi ha fatto, a mio avviso, un giusto riferimento alla globalizzazione intendendola come esasperazione del suo concetto più nobile a favore di giochi finanziari di lobby che hanno di fatto limitato il mercato generale ed il libero scambio a favore di un oligopolio di multinazionali che producono sicuramente prodotti e/o servizi di qualità ma che mettono una barriera in ingresso per tante altre imprese con un potenziale tecnologico e produttivo altrettanto di qualità.
Gli interessi finanziari e le scalate societarie attraverso la compravendita di pacchetti azionari, ha sminuito il tema produttivo e di vantaggio competitivo reale di ogni singola impresa riducendo il funzionamento della stessa ad un mero calcolo di valore di mercato.
Il nostro sistema produttivo è costituito per il 98% da micro, piccole e medie imprese: il concetto di P.M.I. si è trasformato in M.P.M.I.
La stragrande maggioranza delle M.P.M.I. è costituta a sua volta da micro imprese a conduzione familiare e realità con una capacità produttiva veramente limitata, incapace di far fronte alle richieste di un mercato sempre più in espansione anche se la produzione è di assoluta qualità.
Per questo motivo le nostre Istituzioni stanno cercando in tutti i modi di promuovere la creazione di aggregati aziendali per permettere anche alle piccole realtà di aumentare il proprio fatturato ma soprattutto di proporsi anche all’estero attraverso la costituzione di reti d’impresa: veri e propri aggregati aziendali che sono il naturale sviluppo dei classici consorzi e che superano il concetto di distretto economico geografico.
Ecco perché i giovani dovrebbero informarsi su nuovi strumenti messi a disposizione dalle Istituzioni che incidono sicuramente sul mondo del lavoro rivoluzionando il modo di operare che non è più quello di trent’anni fa.
A questo proposito ho voluto porre l’accento sul concetto del lavoro nel 2018 attraverso un mio piccolo intervento volto a stimolare i giovani a prendere iniziative imprenditoriali.
Prendendo spunto dall’intervento del prof. Mazzanti che ha sottolineato il fatto che la tutela di legge non deve essere vista solo per i lavoratori subordinati (quindi dipendenti) ma anche in favore dei lavoratori autonomi, piccoli imprenditori e professionisti in generale, ho voluto sottolineare che oggi, nel 2018, il mondo del lavoro è completamente cambiato.
Prendendo a prestito il concetto di “società liquida”, espresso dal compianto prof. Zygmunt Bauman, che prevede la distruzione delle sicurezze e una vita sempre più frenetica e costretta ad adeguarsi alle attitudini del gruppo per non sentirsi esclusa, ho voluto porre l’accento sul fatto che il mondo del lavoro in Italia ha subito enormi cambiamenti sia per via della politica, che sicuramente non ha aiutato, sia per via della competitività mondiale che ha causato enormi difficoltà di adeguamento del nostro Paese alla struttura di produttività globale.
Il nostro è un Paese di “tradizionalisti” che difficilmente si stacca da concetti ben radicati nei suoi usi e costumi.
Il problema, a mio avviso, sta nel fatto che questa “tradizione” ha portato ad una sedimentazione della società italiana che pensa ancora di poter inseguire il sogno del cosiddetto “posto fisso” statale, para statale o all’interno di grandi aziende che, per inciso, oggi sono quasi tutte passate, sempre attraverso il gioco delle scalate societarie, in mani straniere (si pensi alla Pirelli, a Valentino, al Milan) o sono andate via dal nostro Paese per approdare in mercati esteri sicuramente con una pressione fiscale migliore (esempio FIAT).
Da quello che è emerso durante il dibattito della mattina ancora i giovani sognano un posto fisso in quanto nessuno di loro ha parlato di imprenditorialità, di voler fare impresa, di voler mettersi in gioco per creare nuove opportunità; tutti hanno parlato in termini di lavoratori subordinati guardando all’imprenditore solo come un mero “datore di lavoro” senza considerare che per pagare gli stipendi, l’imprenditore deve produrre ricchezza e, in una società liquida, nulla è dovuto.
Servono grandi competenze specialistiche, un grosso know-how tecnico e professionale che permetta al nostro Paese di riprendere in mano il proprio vantaggio competitivo in termini produttivi ed aziendali rispetto ai competitors esteri.
Non basta professare il nostro Made in Italy, ma si devono anche promuovere nella maniera corretta i nostri prodotti e le nostre tradizioni che stanno per essere inglobate ed uniformate alla società liquida; bisogna creare una classe dirigente competente che sia in grado di creare nuove opportunità per sviluppare eccellenze Made in Italy.
È anche vero che le Istituzioni dovrebbero aiutare i nuovi giovani imprenditori a creare opportunità di lavoro, di ricerca, di creazione di ricchezza senza lasciarli andar via o bruciare il terreno con una pressione fiscale alle stelle.
Alcuni strumenti per fare impresa già esistono (bandi INVITALIA, costituzione di SRLS, contributi a fondo perduto per nuove imprese, costituzione di Start up, contratti di reti d’imprese) e potrebbero permettere ai giovani di creare una nuova attività veramente con pochi costi di costituzione; di certo ne servirebbero molti di più ma sono gli stessi giovani che devono avere la voglia di mettersi in gioco e lavorare seriamente per creare nuove opportunità che permetta loro anche di fare un profitto in maniera etica.
INFORMASI, FORMASI E CREARE NUOVE OPPORTUNITA’ IMPRENDITORIALI: questi sono i cardini per un nuovo risveglio della forza creativa imprenditoriale dei giovani che saranno il futuro del nostro Paese.