Atac, divampano le fiamme dei bus e delle polemiche
Sono 11 gli autobus che a Roma fino a questo momento hanno subito un incendio. Un numero molto alto che ha spinto la Procura ad aprire un’inchiesta riguardante questo dato allarmante, a seguito di un esposto avanzato dal Codacons dopo l’ormai tristemente celebre incidente in via del Tritone.
La colpa secondo le fonti interne all’Atac sarebbe da attribuire al parco mezzi, troppo vecchi e privi d’impianti antincendio adeguati. Un fatto che ha suscitato l’ilarità sui social network, che hanno prontamente ribattezzato i bus in questione “flambus”, cosa che non si discosta poi tanto dalla realtà.
Per questo il Campidoglio avrebbe aperto nei giorni scorsi un bando per l’affidamento di un “accordo quadro relativo alla fornitura e all’installazione di impianti automatici di segnalazione e spegnimento di principi di incendio nel vano motore”. A far pensare ciò è soprattutto il punto 3, riguardante la descrizione dell’attività, che parla di “installazione del sistema antincendio”. Questo dovrebbe comportare la messa in sicurezza di 397 Mercedes Citaro.
Al contempo la sindaca Virginia Raggi ha licenziato la delibera dell’acquisto della prima trance dei 600 nuovi bus promessi a gennaio. Le vetture saranno 320, per un valore di 98 milioni di euro, mentre in totale ne verranno spesi 167 milioni.
La fiducia nei confronti del personale di servizio, inoltre, sembra ai minimi storici da parte dell’Atac: il licenziamento di Micaela Quintavalle, l’autista sindacalista “pasionaria” – leader del Movimento M410 – che aveva denunciato a Le Iene la situazione disastrosa dell’azienda capitolina, ha creato una grossa spaccatura tra la partecipata e lo stesso Campidoglio, con gran parte del Movimento 5 Stelle romano, capitanato dal presidente dell’Assemblea capitolina Marcello de Vito, che ha contestato la decisione del presidente e amministratore delegato Paolo Simioni, invitando la sindaca Raggi a intervenire al riguardo.
A questo si aggiunge un investimento dell’azienda di 38 mila euro in telecamere di sorveglianza da installare in tutte le rimesse della città, visto che i report interni segnalano la sparizione di preziosi pezzi di ricambio nei magazzini. Una scelta che sicuramente non piacerà ai sindacati, e coi quali si aprirà una forte disputa riguardante la privacy dei lavoratori.
Di Simone Pacifici