Giorni giusti per alzare lo sguardo al cielo notturno e vedere la cinquina dei corpi celesti
In queste settimane i principali pianeti sono protagonisti della volta celeste.
Ognuno ha una sua peculiarità, il colore soprattutto: il minuscolo Mercurio immerso nelle luce del crepuscolo, la luminosissima Venere, il fiammeggiante Marte e poi i giganti, Giove e Saturno, fanno bella mostra di sé, ben disposti lungo la striscia di cielo tra le costellazioni dello Zodiaco.
Mercurio e Venere, i primi due pianeti più vicini al Sole rispetto alla Terra li potremmo osservare nelle ore che seguono il tramonto mentre scendono a ovest poco dopo.
È il periodo dell’anno migliore per scorgere Mercurio: mentre il rossore del tramonto si vede, si individuerà pressappoco per un’oretta. Verso la fine di giugno, invece sarà visibile fino alle 22,30.
Venere è il pianeta che splende sempre più degli altri: si attesta come oggetto celeste più luminoso dopo la Luna. Si può osservare fino alle 23 circa.
Purtroppo non si vedrà benissimo Giove poiché si poteva già vedere nel momento di massima luminosità a maggio. Tuttavia dopo le 23, orario del tramonto di Venere, si potrà ancora vedere.
Saturno sarà già visibile dalle ore 22 per tutta la notte, e per il 27 giugno sarà prevista la massima luminosità e visibilità.
Per l’occasione in tutta Italia si rinnova l’iniziativa “Occhi su Saturno”, alla quale aderiscono oltre un centinaio di associazioni e osservatori con eventi a tema dal 22 al 24 giugno. Marte a luglio sarà addirittura più luminoso di Giove.
I pianeti sono visibili facilmente ad occhio nudo. Riconoscerli è facile: a differenza di una stella la luce non tremola ma resta fissa.
Per godere a pieno dello spettacolo il consiglio è quello di visitare uno delle decine di osservatori astronomici: già con un telescopio di medie dimensioni si scorgono particolari impossibili da apprezzare a occhio nudo come la grande macchia rossa di Giove e i suoi quattro satelliti più grandi, i cosiddetti “medicei”, scoperti da Galileo, gli anelli di Saturno e almeno una delle sue lune, Titano, il satellite più grande e le bianche calotte polari di Marte.
Di Francesco Maiolo