Tre gole, un quartiere: storia di Trigoria, parte II
Medioevo. Tempo di cavalli e cavalieri. Tempo di torri e di castelli. Tempo ormai andato eppure così familiare a noi grazie alle storie e ai racconti che ci sono stati tramandati o che sono fioriti nella letteratura moderna e contemporanea. E se siamo soliti immaginarci un Lancillotto errante nelle campagne inglesi, forse potrà stupire pensare che anche le campagne romane hanno visto una loro età “cavalleresca”. Proprio il territorio di Trigoria, infatti, dedito ancora oggi come secoli fa all’agricoltura, ospitò diversi insediamenti medievali – molti dei quali sorti su precedenti abitati romani – che finirono per diventare le attuali frazioni di Trigoria Alta, Trigoria e Selcetta, tutti agglomerati urbani sviluppatisi lungo la via di Trigoria.
Un ipotetico viandante medievale che si fosse trovato a percorrere in direzione del mare l’odierna via Laurentina, nota allora come “via delle Tre Fontane”, avrebbe potuto vedere sulla destra, una volta superato il Fosso di Vallerano – che incrocia la via provinciale all’altezza del bivio per Vallerano – la “Selice di San Giovanni”, di cui si ha notizia sin dal 1288, quando il terreno di questo piccolo insediamento venne ceduto per metà.
Nella “Mappa dell’Agro Pontino” di Eufrosino della Volpaia (1547) esso è raffigurato come un casale con accanto una torre, di cui attualmente però non rimane alcuna traccia. Tuttavia, tale toponimo, che probabilmente deriva da un importante strada selciata che metteva in comunicazione la via Ostiense e la via Appia, permane ancora oggi nel nome del quartiere della Selcetta.
Proseguendo ancora, il viaggiatore avrebbe potuto scegliere di dirigersi verso Ardea o proseguire verso Laurentum, decidendo così di percorrere quella che era già nota come via di Trigoria e lasciandosi quindi alle spalle la “Mandriola”, una torre adattata a casale che oggi dà il nome a un piccolo insediamento nei pressi di Schizzanello, sorto a sua volta nella zona dove in passato sorgevano “tres pedicae” (tre casali) e noto prima dell’anno Mille con il nome di “Squizanello”.
Basandoci ancora sulla Mappa di Eufrosino, possiamo vedere come il nostro viandante avrebbe dovuto incontrare poi la “Torre di Pinzarone”, alla cui ricerca andò anche l’archeologo inglese Thomas Ashby nei primi del Novecento, trovando diverse grotte e ruderi di un bastione, presumibilmente gli stessi che sono stati riportati alla luce dalla Soprintendenza romana nel 1988 presso un agriturismo della zona. Dopo aver superato un primo e poi un secondo fiumiciattolo, il nostro viaggiatore sarebbe infine giunto nei pressi dell’insediamento che oggi dà il nome all’intera zona: Trigoria. Qui sorgeva un casale citato per la prima volta nel 1439, che, come molti altri edifici dell’area, era stato costruito nei pressi di una costruzione romana, e sempre qui sarebbe nato in tempi più recenti l’abitato di Trigoria Alta.
L’area che oggi conosciamo come “Trigoria” fu abitata quindi sin dall’antichità, e da allora destinata prevalentemente allo sfruttamento agricolo. Il suo panorama rimase pertanto intatto per centinaia di anni, durante i quali la zona continuò ad essere percorsa da generazioni di viandanti che, tra le diverse vallate percorse dai numerosi rigagnoli e tra le varie colline che oggi sono parte della riserva di Decima Malafede, avrebbero potuto trovare rifugio in uno dei tanti insediamenti che nottetempo divenivano veri e propri fari comunicanti tra loro grazie alle alte torri che li sovrastavano.
Ma presto anche quest’area di campagna romana sarebbe stata raggiunta dalla città in espansione; di fronte all’esigenza di trovare nuovi luoghi abitabili, i primi “coloni” dell’Urbe avrebbero quindi raggiunto Trigoria nei primi del Novecento, avviandovi diverse attività e rendendola il quartiere che oggi conosciamo.
Di Gabriele Rizzi