Tre gole, un quartiere: storia di Trigoria, parte III
La chiamavano “Cicoria”. Quando qui ancora non vi erano che piccoli casali, quando anche qui “era tutta campagna”, era questo il nome scherzoso con cui era conosciuto il territorio del quartiere oggi noto come Trigoria. Un nome che può facilmente far intuire qual era l’attività principale delle (poche) famiglie che abitavano l’area negli anni ’50 del Novecento.
In effetti i nuclei familiari che qui risiedevano si potevano contare sulle dita di una mano ed erano per lo più raggruppati in piccoli insediamenti; gli stessi piccoli centri che sarebbero poi diventati i punti di irradiazione del futuro quartiere. Niente elettricità, un’unica strada di terra battuta e poche abitazioni circondate dai campi, racconti serali attorno ad un fuoco sotto un cielo di stelle, due sole scuole da raggiungere in bicicletta, un “alimentari” itinerante e qualche azienda agricola.
Era questa la vita qui prima degli anni ’60: un quadro bucolico che sembra quasi descrivere un avamposto di frontiera. Ma in effetti, Trigoria, era la frontiera. L’ultima frontiera. Dopo l’EUR, che cominciò a popolarsi alla fine degli anni ’50, questa zona divenne in effetti la meta da raggiungere per quanti progettavano di costruirsi una propria casa.
Con l’arrivo della corrente elettrica, dei primi negozi e del benzinaio arrivò quindi anche la Città. Ormai La Selcetta/Trigoria erano stati raggiunti dalla Capitale in espansione e ne divennero parte integrante. E quando nel 1977 cominciarono i lavori per la costruzione del Centro Sportivo della A.S. Roma il quartiere cominciò ad essere associato più che ai campi di cicoria ai campi di calcio della squadra giallorossa.
Tuttavia, anche dopo la costruzione del Polo Universitario “Campus Bio-medico”, Trigoria è rimasto un quartiere verde e ancora oggi permangono delle piccole aziende agricole, dove è possibile vedere come doveva essere il quartiere solo pochi decenni fa. Mentre girovagando per il quartiere e per le sue strade più “periferiche” può capitare di ritrovarsi in campi coltivati. E allora, nelle calde giornate d’estate, questa parte di Trigoria diventa un mondo a cui si può accedere solo lasciando la macchina e decidendo di proseguire a piedi, compiendo quasi un viaggio nel tempo.
Perché, in fondo, se le attività e gli insediamenti dell’uomo sono i frutti della Storia, allora Trigoria, con le sue ville romane, con le sue strade medievali e i suoi casali, è un campo rigoglioso. E allora continuiamo pure a chiamarla Cicoria.
Di Gabriele Rizzi