“Tu vuoi fa’ l’americana”: la vera storia della carbonara
È il piatto simbolo di Roma, secondo solo al Colosseo nei ricordi del turista in visita a Roma. È la carbonara, quella che “se non c’è il guanciale non è il piatto originale”, quella che “Panna? Ma che scherziamo?”, quella che “Pecorino, mai Parmigiano”, ma anche quella che, forse, di romano non ha niente.
I misteri di Roma, si sa, sono tanti, ma uno di quelli più curiosi e – di certo – più gustosi è proprio quello sull’origine della ricetta della carbonara; come in un piatto di spaghetti ben condito, infatti, i diversi fili del racconto si intrecciano lasciando all’affamato consumatore il dubbio che la storia che conosce sia stata arricchita di ingredienti non originali.
La storia che si tramanda a Roma vede la ricetta inventata dai “carbonai” – o “carbonari” in dialetto romano – i quali, nelle pause dal loro lavoro erano soliti consumare i loro pranzi (rigorosamente conservati nei loro “tascapane”) nella splendida cornice dei monti laziali e abruzzesi.
Per il loro lavoro erano necessari alimenti energetici e proteici e cosa meglio di uova, guanciale e formaggio uniti in una pasta ricca di carboidrati? Del resto, non sono poi questi gli stessi ingredienti con cui sono soliti cominciare la giornata i lavoratori anglosassoni? Già, gli anglosassoni.
In effetti, la loro “full breakfast” – che compare già in un libro di cucina del 1861 – viene preparata da secoli con gli stessi componenti della carbonara romana. I quali, a loro volta, sono poi anche gli ingredienti principali della cultura culinaria americana. E sarebbero stati poi proprio i soldati statunitensi a creare inconsapevolmente le basi per la famosa ricetta.
Giunti in Italia durante la Seconda guerra mondiale avrebbero, infatti, unito alla pasta locale i componenti del loro pasto base, la “Razione K”; inutile dire che tra i quali vi erano, tra gli altri, bacon, uova e latte condensato.
A conferma di questa ipotesi vi è il fatto che la ricetta della carbonara non appare nei vari libri di cucina prima degli anni ’50, dopo quindi il passaggio delle truppe angloamericane. Mistero risolto dunque? Non ancora. Secondo altri storici del cibo, infatti, gli alleati avrebbero unito solamente il bacon ad una ricetta già presente nel panorama culinario dell’Italia centrale, la pasta “cacio e ova”; la pancetta sarebbe poi stata sostituta dal più comune guanciale, mentre la spruzzata di pepe avrebbe avuto il compito di rammentare ai moderni l’origine “carbonara” del piatto in questione.
Americana o italiana, la pasta alla carbonara rimane uno dei piatti più celebrati dalla tradizione romana, tanto da essere festeggiata con una giornata mondiale ad essa dedicata, il 6 aprile. Pertanto, come ogni storia popolare che si rispetti, è forse meglio che la sua la vera origine rimanga avvolta da uno strato di romantico mistero e che i nodi non vengano al pettine. Pardon, alla forchetta.
Di Gabriele Rizzi