Le Scuole della Pace, un modello di integrazione
Settembre, ricominciano le scuole. Ad attendere la prima campanella, bambini dai visi abbronzati pronti a misurare i cambiamenti in altezza, a mostrare gli apparecchi tolti e con i denti sorridenti a salutare i compagni di classe rivisti dopo mesi.
Sono scene, queste, che si ripetono ormai da generazioni in tutte le aule del Paese e d’Europa, nelle classi delle scuole elementari e medie. E che si possono osservare anche nelle Scuole della Pace. Perché, in fin dei conti, i bambini sono tutti uguali.
In effetti, è proprio su questa considerazione che si basano i doposcuola gratuiti organizzati dalla Comunità di Sant’Egidio. Animate da volontari e situate nei quartieri più periferici delle città le Scuole della Pace sono, infatti, anche una risposta alle situazioni di assenza di prospettive e di difficoltà che colpiscono sempre di più i bambini di età scolare, oltre che un luogo dove imparare la convivenza civile.
Qui i bambini vengono accompagnati nel loro percorso scolastico da studenti liceali e universitari, grazie ai quali possono riappropriarsi del loro unico vero compito: vivere la loro infanzia, lontano da fenomeni in crescita come quelli del bullismo e delle baby gang.
Le Scuole della Pace sono inoltre in prima linea per l’integrazione dei bambini Rom e Sinti, per i quali sono state attive, durante l’estate, anche le “Summer School”, proprio con lo scopo di colmare quelle lacune che potrebbero essere d’ostacolo durante l’anno scolastico. Studiando così fianco a fianco i piccoli imparano da subito a riconoscere nell’altro nient’altro che un coetaneo, contribuendo così ad abbattere le barriere di pregiudizi che ostacolano la piena convivenza.
Nati cinquant’anni fa grazie all’azione di liceali come Andrea Riccardi con lo scopo di aiutare la piena integrazione dei figli degli immigrati del Mezzogiorno d’Italia, questi doposcuola continuano quindi a ispirarsi allo stesso principio; perché cambiare la nostra città e la realtà in cui viviamo è possibile, soprattutto se impariamo a vederla attraverso gli occhi di un bambino.