Rifiuti a Roma: deserta per la terza volta la maxi-gara per il trasferimento dei rifiuti
Ancora problemi con i rifiuti a Roma. Va deserta anche la terza gara da 225 milioni di euro promossa dalla società capitolina Ama Spa per il trasferimento dei rifiuti fuori della città. Una svolta fondamentale che avrebbe sollevato Ama dall’onere del trasporto e dello smaltimento dei rifiuti nei tre tmb romani, sia dalle tonnellate eccedenti per le quali la Sindaca di Roma chiede aiuto in via straordinaria alle altre regioni italiane.
In un anno è il terzo bando consecutivo ad andare deserto. Il primo, che fu da circa 105 milioni, risale a un anno fa, il secondo, da 190 milioni di euro, fu a settembre e anch’esso non ebbe offerte. L’ultima gara in questione è stata da quasi 225 milioni di euro e si apprende che anche questa è finita senza esito, articolata in 10 lotti e bandita a gennaio in piena emergenza rifiuti. La vicenda aveva insospettito Lorenzo Bagnacani, ex presidente Ama, che aveva scritto all’Antitrust riguardo il sospetto che le imprese stessero facendo cartello in modo tale fa far alzare i prezzi della gara mandando le gare stesse ogni volta deserte.
Subito dopo che la notizia ha cominciato a circolare, Ama ha cercato di assicurare che la maggior parte dei contratti in essere, possono garantire il corretto funzionamento del ciclo di smaltimento dei rifiuti. Le 900mila tonnellate vengono divise in: 200mila al tmb di Ama di Rocca Cencia, 415mila ai due tmb di Colari, 70 mila andranno in Abruzzo ad Aciam e Deco, 103mila al Rida Ambiente di Aprila, 63mila al tmb della Saf a Colfelice e 40mila al tmb di Ecologica a Viterbo.
Dopo la rimozione di Bagnacane da parte di Virginia Raggi, è stato nominato amministratore unico Massimo Bagatti, che già era direttore operativo dell’azienda Ama. Bagatti fungerà da “traghettatore”, rimarrà in carica solo il tempo necessario all’approvazione del bilancio 2017 e 2018, entrambi con perdita di esercizio, in attesa di capire quale sarà la nuova direzione che prenderà l’amministrazione capitolina.
Di Leonardo Toti