La calda estate di Atac

“Chi ha sbagliato pagherà”: così tuona Virginia Raggi su Facebook, riferendosi alla vicenda dei 78 nuovi bus Atac israeliani (prodotti però in Svezia) pronti a entrare in servizio, ma fermi nei garage a causa di una complessa vicenda burocratica che va perfino a toccare l’estero, inclusa la Germania, per l’omologazione e la definitiva messa in operazione dei mezzi. Tutto ciò è stato, però, bloccato, poiché essi non possono essere immatricolati in quanto veicoli Euro 5.

L’ennesimo fatto paralizzante per il trasporto cittadino, che va di pari passo con i tanti, troppi problemi che stanno colpendo l’azienda capitolina nelle ultime settimane, a partire dai numerosi autobus rimasti fermi a causa dei condizionatori non funzionanti, oppure le altre 50 navette ferme che aspettano di partire, ma anch’esse bloccate dalla burocrazia. 

A peggiorare le cose arriva l’incendio di un bus in via Calabria, il tredicesimo dall’inizio di quest’anno. La situazione di Roma è desolante, con tanti mezzi che non possono operare per varie ragioni e quelli attualmente in uso afflitti da problemi di ogni sorta. La sindaca Raggi sta cercando quindi di trovare una soluzione a tutto ciò, annunciando l’arrivo di 250 nuovi autisti che, a suo dire, dovrebbero cambiare la vita di tutti i cittadini (ma a che servono se non ci sono i veicoli?) grazie, a suo dire su Facebook, all’approvazione della proposta di concordato preventivo in continuità di Atac da parte del Tribunale fallimentare di Roma, dopo un’altra vicenda piena di tribolazioni, e dunque si spera che ciò possa dare un po’ di respiro all’azienda capitolina, che vanta un debito di 1,4 miliardi di euro. 

C’è speranza per il trasporto pubblico cittadino? Le premesse di certo non sono buone, ma la speranza è l’ultima a morire. Bisogna però mettere impegno e tanta buona volontà per ottenere ciò che si vuole.

Di Simone Pacifici 

Simone Pacifici

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