Dischi volanti su Vigna murata: il centro idrico
Nella penombra di un tramonto, da lontano, un frequentatore non abitualedella Cecchignola potrebbe facilmente scambiarli per astronavi provenienti daaltri mondi; lo spiazzo verde sopra alquale insistono, del resto, potrebbe essereun’eccellente pista di atterraggio. In realtà, i due dischi metallici sopra il Parcodella Cecchignola non potrebbero essere niente di più lontano dalla aeronavedi un ipotetico visitatore alieno.
Come il lorovicino “Fungo”–sito però a qualche chilometro di distanza–idue dischi sono in realtà parte di un’unica torre piezometrica, ovvero una torrenecessaria alla distribuzione dell’acqua nella Capitale. I “colleghi” del gigantedi120 metri diVigna Muratasono, infatti, circa cinquanta, sparse in tutto ilterritorio urbano per garantire l’approvvigionamento idrico dell’intera Urbe; ilcentro idrico di cui stiamo parlando serve i quartieri Eur, Laurentino, Ostiense,Testaccioe persino i rioni Ripa e San Saba. Questa torre, però, spicca per il suodesign avveniristico, essendo stata progettata in acciaio con una precisaintenzione, divenire un centro polifunzionale, centro idrico e polo museale allostesso tempo: si spiegano così la terrazza panoramica, postasopra la vasca diarrivo dell’acqua (con annessa caffetteria sospesa ad 80 metri), la scala el’ascensore, all’interno dei piloni esterni, e le diverse colorazioni dei tubi,deliberatamente non interrati. Si voleva, infatti, esplicitare ilfunzionamentodell’impianto: in blu sono i tubi delle acque in partenza, in rosso quelle in arrivoed in giallo gli scarichi. Il “simbolismo” non finisce poi qui: i 96 pannelli cherivestono il serbatoio inferiore corrispondono, infatti, ad un’unità temporale di15 minuti; come una moderna meridiana, il progredire delle ombre segna iltempo per i quartieri limitrofi
Il progetto di farne il “Parco scientifico dell’Acqua”, tuttavia, non è mai statorealizzato. Laterrazzavuotacontinua ogni giorno a guardare dall’alto diquelpassato avveniristico un futuro che non è stato quello immaginato da «2001:Odissea nello spazio». Chissà però che, nel 2089, a cent’anni dall’inaugurazione del centro idrico, dischi volanti possano volare accanto ai loro simili d’acciaio.E che siano, possibilmente, guidati da umani.