Il gigante del Quadraro riesumato da Ater e Regione Lazio
Dopo quasi 60 anni di attesa l’eco-mostro del quartiere romano sarà riqualificato come struttura sociale.
Il vecchio gigante di cemento nel cuore del Quadraro, che per 60 anni è stato lasciato a se stesso in balia del tempo e delle mancate manutenzioni, sarà ripristinato molto probabilmente come ambiente sociale grazie all’intervento, seppur tardivo, della regione Lazio e dell’ATER, con grande stupore e sollievo da parte degli abitanti del quartiere romano, ma come dice il detto “meglio tardi che mai”. Sì, perché da diverso tempo questa costruzione fatiscente è stata rifugio di fortuna di molti clochard e punto di ritrovo di bande di ragazzi e, peggio ancora, di pusher e tossici, senza contare che la sua struttura pericolante sarebbe prima o poi crollata, causando danni pesanti verso persone e strutture urbane.
I lavori sono già iniziati e dovrebbero concludersi entro febbraio 2021, secondo i calcoli degli addetti ai lavori, il cui costo si aggira intorno ai due milioni di euro, cifra effettivamente non così impegnativa da stanziare per ragioni importanti come questa.
A esternare un forte soddisfazione è Massimo de Panfilis, avvocato del Comitato di quartiere, che ha seguito in prima persona la causa cittadina: “Sono anni che aspettavamo che si sbloccasse questa situazione. Vediamo che effettivamente si stanno eseguendo questi lavori di liberazione dalle sterpaglie e dalle piante e speriamo che a breve possa essere utilizzato per fini sociali, perché avere questo rudere così pericoloso all’interno del contesto del nostro quartiere era un po’ pesante”.
Anche l’assessore regionale Urbanistica Massimiliano Valeriani ha aggiunto note di compiacimento per il primo passo di rinascita dello stabile, soprattutto per il riutilizzo di risorse precedentemente destinate ad altri lavori non più realizzabili probabilmente, come spesso accade, per via di tempistiche logistiche tirate troppo alla lunga. E’ ciò che conferma il direttore generale di ATER Roma, Andrea Napolitano, che punta il dito contro le pubbliche amministrazioni accusandole di rimpalli di responsabilità, una storia che va avanti dal 2005 e terminata solo quest’anno.
La gioia è tanta, ma “fidarsi è bene, non fidarsi è meglio”, come appunta uno dei membri del Comitato di quartiere, Rosanna Volponi, che sprona a non abbassare la guardia e a continuare l’azione di vigilanza dei lavori.
Di Francesco Giacomo Riu