“Fratelli tutti”: i giovani di Sant’Egidio distribuiscono la nuova enciclica del Papa
Nel giorno di San Francesco, Patrono d’Italia, trenta giovani della Comunità di Sant’Egidio hanno distribuito le prime copie cartacee post-pandemia dell’Osservatore Romano. Per l’occasione, il quotidiano ha pubblicato per intero l’enciclica “Fratelli tutti” del Papa; di seguito il racconto della giornata dell’autore.
Pettorine blu con il logo della Comunità di Sant’Egidio, badge identificativo bianco; sotto al colonnato e al centro di Piazza San Pietro, cinque gruppi di giovani attendono il carico per cui si trovano in Vaticano. Qualcuno dei presenti venuti per l’Angelus ha già intuito qualcosa, leggendo forse il cartellino al collo: “Distribuirete l’Osservatore Romano?”. Alla risposta affermativa, seguono le prime richieste di prenotazione: le persone cominciano ad aumentare e la paura che il quotidiano vada a ruba va di pari passo. Di nostro, però, possiamo fare poco: sarà il “Buon pranzo” del Papa a dare il via alla distribuzione. E poi, in realtà, le copie non ci sono ancora arrivate.
Come ogni domenica, l’Angelus di Francesco ha richiamato migliaia di persone che si dirigono verso l’Obelisco, da dove si ha la visuale migliore. Da dove siamo noi, infatti, la finestra del Papa non si riesce a scorgere. Meglio così, perché appena arrivano le 1500 copie dell’Osservatore possiamo sistemarle in modo da non far vedere nulla dell’Enciclica che contiene. Siamo ufficialmente i custodi dell’anteprima mondiale di “Fratelli tutti”.
Il tempo passa e il meteo cambia: alla prima pioggia copriamo con un telo i quotidiani e ci rifugiamo sotto il colonnato. Dopo poco spunta di nuovo il sole: è solamente un normale giorno dal tempo variabile, ma viene da pensare ai cambiamenti climatici affrontati dal Papa all’interno della precedente Enciclica, “Laudato Sì”. Proprio la pandemia – come ha sottolineato più volte Francesco – ci pone di fronte alla necessità di prenderci cura della nostra Casa Comune, la Terra, ognuno con le sue responsabilità. È questo il senso dell’intervento di Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, nella Conferenza di presentazione di Fratelli tutti (che si svolge mentre noi facciamo la guardia all’enciclica): “ciascuno è custode della pace […] e anche noi, gente comune, non possiamo essere spettatori”. In effetti, è anche il senso dell’Angelus del Papa, che si è affacciato nel frattempo: commentando il Vangelo di questa domenica, Francesco insiste infatti sull’autorità che ciascuno di noi ha, nel suo piccolo: un’autorità che non deve essere usata per perseguire i nostri interessi, ma “per servire gli altri […] non per sfruttarli”.
Infine, il momento che stavamo aspettando: l’ultima parte, quella dei saluti. Francesco introduce subito l’enciclica, ma non è ancora il momento di distribuirla; è solo, infatti, all’ “arrivederci” che iniziamo a regalare le copie. Nella piazza vediamo le tante bandiere citate dal Papa: tante persone, tante storie diverse che si intrecciano in una Piazza che vuole essere un abbraccio al mondo intero. Con noi a distribuirle, ci sono anche i ragazzi afgani arrivati con i Corridoi Umanitari da Lesbo: è un mondo senza muri quello in cui vogliamo vivere, “senza frontiere”, come il titolo del primo capitolo dell’enciclica. Solo così, infatti, solo imparando da San Francesco di Assisi che, in un tempo di crociate, visitò il Sultano d’Egitto, potremmo imparare anche noi a vivere come fratelli tutti.