I fantasmi rossi: le volpi dell’EUR
Una colonia di volpi del cuore della città
Come il classico dei film horror, come un brivido che sale nel cuore della notte. Per chi non lo avesse mai sentito, il verso delle volpi può essere facilmente descritto come un misto fra una risata ed un urlo. Quel genere di rumore che, insomma, non vorresti sentire all’improvviso alle tue spalle. Specialmente se ti trovi nel buio di una notte in parco.
Sto scrivendo sul balcone di casa mia: poco fa, mentre ripensavo al nostro primo incontro ravvicinato, la volpe è passata correndo nel grande parco della Collegio internazionale dei Frati Minimi di San Francesco di Paola. Un cameo improvvisato per la protagonista di questa storia. È domenica, ora di pranzo. Le mimose profumano l’aria e le foglie di ciliegio volteggiano nel vento. Per quanto ne so, le volpi sono animali notturni, ma gli schemi sembrano saltati nella vicenda di cui mi appresto a scrivere.
Ero sempre qui, su questo balcone. Computer sulle gambe, voglia di scrivere. Diario di una quarantena: mai pubblicato. Un racconto in presa diretta, live dalle quattro mura. Una notifica sul telefono, che fai non la apri? Ascolto, rispondo: parte il messaggio audio. È ancora sui preferiti di Whatsapp. Premessa necessaria: mentre parlo, ho infatti l’abitudine di camminare avanti e indietro; niente di strano, lo fanno tutti, credo. Ma non capita a tutti di osservare una volpe nel mentre. Non in città, almeno. Deve essere abitudinaria, perché due giorni dopo mi trovo di nuovo in balcone e la noto ancora una volta: stessa ora, stesso tragitto verso il parco dei miei vicini, i Frati Minimi. Chiamo Fra’ Francesco, che lì ci abita; mi risponde entusiasta. Anche loro avevano notato qualche traccia, ma non ne erano sicuri. Ripenso alle volte che avevo sentito, sempre di notte, un qualcosa di grosso saltare oltre il muro tra le due proprietà: troppo rumoroso per essere un gatto, troppo piccolo per essere una persona.
Nei giorni che seguono, gli avvistamenti si susseguono. Chissà da quando ci passava sotto il naso ma non ce ne eravamo mai accorti: c’è voluta una quarantena per notarla. Si fa strada un’ipotesi: che quei rumori che avevo sentito fossero le prime visite della volpe? Non è raro che questi animali si spingano nelle nostre città: è un fenomeno ormai studiato da anni in Inghilterra e negli altri paesi europei. Ma qui è diverso. Il Fosso della Cecchignola, da dove probabilmente viene, dista un quartiere ed una strada provinciale: troppo perché possa compiere lo stesso tragitto ogni giorno. E il parco del Collegio è vasto, ben alberato, con ben tre grotte e fauna in abbondanza. Una base perfetta, insomma. A differenza di quanto accade in molte città, qui le volpi si sarebbero stabilite in pianta stabile. Una tana di volpe nel cuore dell’Urbe, insomma.
Tre mesi passano, finisce la quarantena, la volpe continua a farsi vedere. Le volpi, in realtà. Perché nel frattempo, Padre Ottavio è riuscito a filmarle: ha lasciato degli avanzi di cibo e all’alba, appena sveglio, è riuscito a intravederle sotto la sua finestra. Due esemplari, un maschio ed una femmina, secondo lui. Più rossiccia la seconda, più grigiastro il primo: due cuccioli o una coppia? Pochi giorni dopo un confratello ne avvista una in pieno giorno: è la prima volta che escono con il sole. Con Francesco decidiamo quindi di provare a fotografarle col favore delle tenebre, quando dovrebbero uscire. Pochi passi, per non far troppo rumore. Poi, il primo urlo. Seguito da un secondo. Dietro la schiena, nel mezzo del prato. Le volpi comunicano, ci sentono, si avvertono tra loro. Torniamo a casa senza neanche una foto. Niente da fare, Esopo aveva ragione, le volpi sono furbe davvero.
Settembre, poi ottobre, università, il letargo delle volpi. E dopo mesi, eccole di nuovo. Con una sorpresa: sono tre. Le osservo, di nuovo per caso, mentre leggo sul balcone. Distese nel prato come bagnanti al mare, nel caldo sole di inizio anno, sembrano rilassarsi anche loro. Confronto le foto che sono riuscito a scattare con quelle di Padre Ottavio: sembrano diverse, forse sono pure più di quattro.
La primavera è ormai quasi tornata, un anno dopo il primo “avvistamento”. Se quelli che abbiamo visto sono davvero i cuccioli allora presto il parco si riempirà di altre volpi. Una seconda generazione di volpi “eurine”. Figlie di una natura che, nell’oasi del parco dei Frati Minimi, può prosperare sicura. E allora, forse, quei versi che sento la notte prima di addormentarmi non sono altro che “grazie” per Padre Ottavio. Un’amicizia tra Uomo e Natura nel cuore dell’Urbe.