Il voto al Municipio 9: diseguaglianze decisive? Un’analisi del voto e delle “roccaforti” dei partiti
Sedicimila voti in più rispetto al primo turno; cinquantanove percento; trentottomila voti complessivi. Sono questi i numeri che incoronano Titti di Salvo Presidente del Municipio IX. L’ex parlamentare ha ora di fronte la sfida di governare un territorio politicamente e socialmente eterogeneo, in cui le disuguaglianze hanno giocato e continuano a giocare un ruolo importante nelle elezioni politiche; nello stesso territorio convivono, infatti, quartieri ad alto e a basso reddito, grandi viali cittadini e aree di campagna , circuiti automobilistici e dedali di periferia. Saranno queste differenze a determinare i prossimi cinque anni di governo. Scopriamo come.
Il prossimo consiglio comunale: una vittoria per chi?
Quindici consiglieri alla coalizione o al partito vincitore, dieci scranni da dividersi tra i partiti restanti: il premio di maggioranza è chiaro. Dei quindici seggi riservati ai vincitori, dieci sono andati al PD, tre alla Lista Civica Gualtieri, uno a Europa Verde e uno a Sinistra Civica Ecologista. Nell’ambito dell’opposizione, quattro seggi sono spettati a Fratelli d’Italia due alla lista di Carlo Calenda, due al M5S ed uno alla Lega. Secondo il sistema elettorale vigente, il numero di preferenze determina chi “sale” sulla base del numero di seggi assegnati ad ogni lista. Tuttavia, come sarebbe il consiglio se ad essere eletti fossero solamente i venticinque più votati?
Escludendo i quattro candidati presidenti – oltre a Di Salvo, De Juliis, Muro Pes e Canale, che comunque siedono nel Consiglio Municipale – ad avere il maggior numero di candidati nel “Parlamentino” di Via Silone sarebbe stato il centrodestra, con in testi FDI, cui sarebbero spettati 9 seggi; a seguire, uno sarebbe andato alla Lega ed uno a FI. Il centrosinistra avrebbe ottenuto, invece, 10 seggi, di cui 9 al PD ed uno a SCE. La lista civica “Raggi” e quella “Calenda” avrebbero ottenuto poi due consiglieri ciascuno. La situazione sarebbe cambiata di poco se, invece, sarebbero stati garantiti i seggi ai candidati presidenti dei partiti più votati: in questo caso il cdx avrebbe ottenuto 11 seggi, il csx 9 e le due liste civiche 3 ciascuna.
Una forte presenza territoriale
Quello che si evince da questa analisi è la forte presenza territoriale di FDI, che non si riflette nell’attuale Consiglio; basti pensare che i primi tre consiglieri per numero di preferenze sono stati eletti con questa lista. D’altra parte, invece, nove dei 10 eletti del PD sono comunque tra i primi venticinque più votati.
Quali sono state, invece, le “roccaforti” dei singoli partiti e quanto hanno pesato le differenze territoriali? Segue nel prossimo articolo, la prossima settimana.