Il Medioevo a Laurentino: la torre di via Guareschi
Oltrepassato il fossato che fungeva da recinto, il contadino sistemò il carro a ridosso della torre. Era a circa metà del suo viaggio e avrebbe passato la notte in quella solida costruzione. Dall’alto dell’ultimo piano, il suo ospite stava scrutando l’orizzonte colorato da un tramonto incipiente. Da lassù poteva scorgere le luci accese sulle quattro torri vicine, distanti due o tre miglia romane; la quinta torre era, invece, ancora spenta. Tutt’attorno, una leggera brezza estiva sferzava i campi di grano, mentre dalla valle riecheggiava il gorgoglio di un fiumiciattolo. Il frinire delle cicale trasmetteva una sensazione di pace, che rinfrancava gli uomini delle fatiche di una giornata passata a lavorare la terra. Correva l’anno 987. I contadini non lo sapevano, ma stavano vivendo in quello che noi oggi chiamiamo Alto Medioevo.
Difficile immaginarsi uno scenario del genere oggi, mentre si percorre a piedi Via Giovanni Guareschi. Eppure, era proprio lì, dove oggi sorge un parco, sotto quelle panchine, che si innalzava una torre con il suo casale.
Dal 900 al 1500: l’evoluzione della torre
Secondo quanto riporta lo studioso Giovanni De Rossi, la torre era già attiva nel X secolo, ma fu probabilmente costruita in precedenza. Da subito, però, fu circondata da un fossato, che doveva fungere più da recinto che da difesa. Scavata nella parete esterna di questo, vi era una grotticella che serviva da cisterna, mentre fuori dal complesso erano state costruite due fornaci. La torre doveva essere in comunicazione visiva con le altre che sorgevano a poca distanza (Torre Archetta, Torre di Casa Ferrata, Tor Pagnotta, Torre di Vallerano, Torre Brunori) e dominava una valle in cui ancora oggi scorre il Fosso del Ciuccio.
Probabilmente a causa della accresciuta importanza strategica e agricola della zona, accanto alla torre fu in seguito innalzato un primo e poi un secondo casale. Davanti al terrapieno che fungeva da attraversamento del fossato, tra il 1100 ed il 1200 vennero scavate tre “cisterne silos” sotterranee, mentre tra il 1300 ed il 1400 venne innalzato un muro dalla parte dell’entrata del complesso.
Alla fine del 1500, afferma il De Rossi, era di proprietà del Monastero di San Sisto (oggi in via Druso, Celio), che possedeva anche i vicini casali. Come questi però, anche il complesso medioevale sarebbe andato in rovina, fino a che, durante gli scavi di archeologia preventiva eseguiti in occasione della realizzazione del quartiere di Fonte Ostiense, sarebbe venuto fuori un quadro più variegato di quello che ci si aspettava; a poca distanza dalla torre ormai scomparsa, si alternavano, infatti, ritrovamenti di varie epoche.
Poco distante, infatti, venne scoperta quella che sarebbe identificabile con la città perduta di Tellenae, di epoca preromana, mentre sono state trovate anche tracce di un abitato neolitico. Del resto, la stessa torre si trovava in una posizione strategica, controllando l’odierna via Laurentina (un’antica via romana) ed una sorgente. Meraviglie di una città che, in ogni sua parte, continua a stupire ogni giorno.
Articoli recenti dello stesso autore
- Una rondine negli occhi: la Summer School dei Giovani per la Pace nel campo profughi di Schisto
- La necropoli di Decima: dal Baltico all’Egitto
- Non adesso, ma tra 5 anni chi governerà l’Italia?
- 4,7 milioni di ragioni per ascoltarli: i giovani e il voto
- Le estati a Ponte Buttero: uno stagno a Laurentina